Mariagrazia Scarnecchia:
Niente fiori per Valentina,
un’opera di alto valore umano e letterario.
di
Bonifacio Vincenzi
In Niente fiori per Valentina (Aljon Editrice), Mariagrazia
Scarnecchia ci presenta nove ritratti di donne molto diverse tra loro ma uniti
da un denominatore comune: l’essere donna. Lo stile della narrazione è nitido,
elegante vissuto profondamente in una dimensione di intelligenza dove le età,
gli stati d’animo delle varie protagoniste diventano anche specchio dell’attuale
condizione femminile.
Prendiamo il primo
racconto, Una storia banale,
l’interesse per la vita nella protagonista ( una donna di mezza età) è come
spento; ha una visione parziale delle cose e gli avvenimenti che le ruotano
intorno hanno sempre connotazioni negative o tendenti alla negatività. Anche le
notizie di cronaca che ascolta dal notiziario rientrano nella sua logica
inconscia e di quella di un sistema mondo alimentato costantemente dalla
paura.
La seconda storia
raccontata dalla Scarnecchia si intitola Bugiarda,
ed è annunciata già nel primo racconto. In pratica è una notizia di cronaca
ascoltata dalla protagonista e tratta di una verità che non si vuole afferrare né inglobare. Una bambina di
dodici anni è vittima di una violenza consumata all’interno della famiglia a
cui, per non turbare certi equilibri, si preferisce non credere.
Man mano che si prosegue
nella lettura di questi racconti ci si rende conto che le protagoniste siano
press’a poco tutte impantanate in una realtà che soffrono e da cui vorrebbero
sfuggire.
La struttura narrante
produce un luogo di irraggiamento. Le
riflessioni, gli echi, i vari stati d’animo, gli accadimenti sono funzionali a
un clima che parte dalla realtà di chi scrive e condiziona
inevitabilmente le varie e differenti estensioni narrative.
In questo intreccio
sorprendente di vite è il nostro tempo che viene rappresentato, che è sempre
più un vuoto senza fondo dove precipitano esistenze.
La Scarnecchia tesse la
grande ragnatela che scorre sotto la narrazione. Ogni protagonista si danna nel
suo personale labirinto. Le vie d’uscita ci sarebbero ma vengono perlopiù
ignorate e ogni protagonista rimane intrappolata nella sua esistenza. Aggirare
la verità è un esercizio che accomuna un po’ tutte. Bisognerebbe potersela dire
forte e chiara la verità, metterla a fuoco nel pensiero. Invece, c’è un bisogno
di rimanere nella sofferenza: è una condizione, questa, che si conosce bene,
paradossalmente protettiva.
Nell’ultimo racconto, che
poi dà il titolo al libro, Niente fiori
per Valentina, ad un certo punto si legge:
Il
tempo non si è fermato. E non si fermerà mai. La notte, con le sue immagini a
volte colorate, a volte in bianco e nero, non è che un’illusione. Il giorno
svela la realtà. Non si può tornare indietro.
No, non si può. In questa
impossibilità anche “ le parole, spesso, separano più che non avvicinare; possono
diventare gesti rituali. Come i fiori.”
Allora, niente fiori per
Valentina.
Niente
fiori per donne umiliate, usate, negate nella loro persona, costrette ad
assomigliare ai modelli dell’immaginario maschile …
È un messaggio amaro che
si coglie da questo libro di Mariagrazia Scarnecchia, sicuramente da leggere, sicuramente
da vivere profondamente, perché, qui, poesia e ricerca psicologica, vicende e
personaggi, si amalgamano perfettamente dando vita ad un’opera di alto valore
umano e letterario.
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