Silvio Bordoni e il manoscritto ritrovato in cantina
di Bonifacio Vincenzi
Jabès:
“Vi
è un’invisibilità che è visibilità differita e una visibilità che è illeggibilità
scoraggiante. Questa illeggibilità ci conferma che tutto il visibile non è, per
ciò stesso, leggibile, ma che, al contrario, l’invisibile resta la futura
scommessa di ogni leggibilità.”
Kundera:
“L’oblio
ci riconduce al presente, pur coniugandosi in tutti i tempi: al futuro, per
vivere il cominciamento; al presente, per vivere l’istante; al passato, per
vivere il ritorno; in ogni caso, per non ripetere. Occorre dimenticare per
rimanere presenti, dimenticare per non morire, dimenticare per restare fedeli.”
E
da qui provare a immaginare che ci sia una memoria come traccia di un accaduto
che si è sottratto alla coscienza, che si è concesso all’oblio. La domanda da
porsi è perché dovrebbe succedere
questo ma sarebbe, comunque, un esercizio inutile.
Non
sappiamo chi siamo e, pare, nel modo come sprechiamo la nostra vita, non ci sia
in noi alcun desiderio di approfondimento. Si susseguono i giorni e con i
giorni gli anni. Dimentichiamo una quantità impressionante di cose. Ed è questo
oblio che ci permettere di rinascere ogni giorno.
Qualche
settimana fa LietoColle ha pubblicato il romanzo di Silvio Bordoni, Quell’estate
dei giovani – La fabbrica. Lo stesso autore definisce la storia di
questo manoscritto alquanto bizzarra.
Il
romanzo, scritto nel 1973, si è sottratto per anni alla coscienza dell’autore
per poi essere ritrovato dalla moglie di
Bordoni nel 2013, casualmente, in una cantina.
Avvolta
nel suo oblio questa storia era scomparsa. Poteva anche non riapparire più. Un
uomo, alla fine, - per dirla con Borges – si confonde, gradatamente, con la
forma del suo destino; un uomo è, alla
lunga ciò che lo determina.
Ma
tutto questo non è accaduto: il manoscritto non solo è stato ritrovato ma, cosa
per niente scontata, è riuscito a vincere anche la diffidenza dell’autore che,
senza imbarazzo, riconosce questa parte del suo passato ancora degna del suo
presente.
Così
scrive Bordoni in una nota:
“Dopo
qualche mese decisi di metterci mano, se non altro per un senso di rispetto.
Dopo le prime pagine tutto o quasi mi balzò alla mente. Si trattava di una
vicenda reale che riguardava l‟occupazione di
una fabbrica di calze – iniziata nell‟estate
del 1973 – a seguito del licenziamento improvviso di un gran numero di operai e
operaie, disposto dai padroni che da quel momento non si erano più fatti
sentire né vedere. Una vicenda, quindi, da definirsi – oggi come oggi –
assolutamente attuale e che si svolgeva allora in un paese della medio - bassa
bergamasca.”
Da
qui la decisione di pubblicarlo.
“Il libro – scrive Gabrio Vitali nell’introduzione - si intitola Quell’estate dei giovani,
e giovani, o ancora giovani, sono infatti molti personaggi, soprattutto gli
studenti e gli operai che s’incontrano di continuo nelle sue pagine; ma
l’estate, quella è colta nel suo finire, non nella sua esuberanza; ed è,
invece, l’autunno col suo raccoglimento e la sua malinconia, con il suo
andarsene dei colori e dei vigori, che entra sempre più nel racconto e ne
costituisce la cifra e, insieme, la piega mentale da cui leggerlo. Come
nell’apprendistato di Maurizio, attento e curioso, che cresce nella coscienza
civile e si apre all’amore, per poi doversi ripiegare nelle maglie sempre più
soffocanti di un male cattivo.
Come nell’illusione di Rosanna, coraggiosa
ragazza madre, che spera per un attimo nel ritorno del padre della sua bambina.
Come nella pacata e precoce saggezza di Andrea, leader naturale della lotta,
che deve gestire l’epilogo della disillusione di tutti. Come nell’impegno
responsabile del giovane sindaco, che è costretto a stemperare la sua passione
civile fra i vincoli della politica politicante del suo partito. Come nella
sorte sconsolata di Maria, che pare risucchiata nello sciacallaggio di chi
vuole speculare sulla sua bellezza e sulla sua disoccupazione. Come, infine,
nel destino di Nannina e Dario, allacciati prima nel volo di un valzer rubato
in un bar, al suono d’un juke box, e subito dopo spariti nel fragore metallico
di un incidente stradale.”
Un romanzo intenso, questo di
Bordoni, pervaso delle atmosfere tipiche
degli anni ’70 e che ha il pregio di
avere una notevole forza espressiva capace di affascinare il lettore.
Immagini in ordine di apparizione: 1. Copertina del libro;
2. Silvio Bordoni; 3. Gabrio Vitali
LietoColle
http://www.lietocolle.com/shop/collane-collana-rossa/bordoni-silvio-quellestate-dei-giovani/