Massimo Parolini
ovvero il cammino del viaggiatore che sta tornando
di
Bonifacio Vincenzi
“Cavo, concavo, incavo, è
ciò che ha la superficie curva e rientrante. Cavo è il grembo che ci ha
custodito dal concepimento alla nascita. Cava la culla che lo ha sostituito nei
primi mesi di vita. Cava è la mano che stringo in segno di relazione, cava la
mano che accarezza, che accoglie l’acqua che disseta e ci sostiene, cavo il
pozzo da cui attingere l’acqua, il secchio che la raccoglie, il mestolo la
coppa il bicchiere che imitano la mano, cavo il vaso che contiene gli alimenti.
Cavo è il riparo che ospita l’uomo, dalla grotta caverna alla casa certificata,
cavo il riparo degli dei, l’antro della Sibilla, il luogo delle profezie, gli
ipogei, le necropoli (unite negli Etruschi dalle “vie cave”). Cavo è
l’organismo che ospita i nostri organi vitali, cava la via che conduce i cibi
di cui ci nutriamo ad essere assorbiti ed espulsi, cava la via orale della loro
assunzione e la via anale della loro espulsione, cava la via dalla quale
percepiamo i suoni del mondo, i suoi odori, i suoi gusti, cava la via
dell’amore e del piacere. Cavità nasali, orbitarie, cavità cranica, addominale,
toracica, ascellare, pelvica, peritoneale… Cavità anatomiche, cavità
geologiche. Cava la buca che ci accoglie nella terra, la bara che ci contiene,
l’urna cineraria, il sarcofago, le piramidi, la tomba a tumulo, la fossa
comune. E poi cantine, nicchie, pozzi, cunicoli, cisterne …”
Così Massimo Parolini
cerca di spiegare in qualche modo ai suoi lettori La via cava, la più recente
delle sue raccolte di poesie, edita da LietoColle. Lo fa anche se sa
perfettamente che il linguaggio del pensiero e il linguaggio che sboccia dal
canto poetico spesso prendono direzioni differenti e sa anche quanto sia
doloroso per l’autore questa impotenza di fronte alla libertà del lettore che a
volte neanche coglie certi aspetti dell’opera tanto cari al suo creatore.
Ma quest’opera dalle
infinite cavità ha la capacità di portare il lettore in profondità e lì le
differenze sono meno marcate. Leggere allora diventa un momento d’ascolto della
profondità parlante:
“luce che si alterna/ tra le pagine del libro/ e improvvisa ombra impura:// ecco il nostro amare/ ricevere la forma/ dell’inquieta larva oscura”
Mondo e anima e fuori
nessuna forma pacificata per legarsi a un tempo lento. Di questo il poeta è
consapevole. Ma è nell’incavo che il tempo accelerato perde molto del suo
furore. È nell’incavo che l’Amore invano cerca di fondersi nell’Altro.
La poesia di Parolini non
può essere, per fortuna, compresa all’istante. Ogni verso si apre alla durata
di un raccoglimento. La via cava è
fatta di stazioni, di fermate. E colui che cammina su questa via è un
viaggiatore che sta tornando.