“Libellula lucciola
sasso pietra,/ il cuore inizia a pulsare./ Libellula lucciola sasso pietra,/ un
battito, un salto e una ferita./ Giudichiamo facilmente,/ tutto è uguale o disuguale:/
è una ferita./ È una ferita/ quando tu smetti di amare.”
(Libellula lucciola sasso pietra).
L’incipit di L’avvio e la perdizione (Sillabe di Sale Editore) di Ornella Spagnulo è alquanto
significativo. In questi pochi versi c’è la profonda vita di tutto il libro.
“Qualunque destino, – scriveva Jorge Luis
Borges – per lungo e complicato che sia, consta in realtà d’un solo momento: il momento in cui l’uomo sa per sempre chi è.”
Questo momento
soltanto la poesia riesce a coglierlo, perché per multiformi che siano le
attività che una mente assorta svolge, pare proprio le sia precluso l’accesso
cosciente in quello eterno attimo di distruzione e ricreazione che avviene ad
ogni istante e in ogni dove, sempre.
Con l’incipit di questa silloge poetica ci
si potrebbe scrivere un libro di qualche centinaia di pagine: Libellula lucciola sasso pietra, ovvero
fragilità e resistenza, movimento e stasi, temporaneità ed eternità. Ma la vita
rimane comunque un mistero per chiunque, anche per i poeti. Nascita, crescita,
declino, morte. Un viaggio, a quanto sembra, perfettamente inutile; un viaggio
che inizia e prosegue su un
piano dove tutto è movimento,
continua variazione di parti,
di dimensioni, di distanze. La Spagnulo non ci sta ad essere schiava di una
natura multipla,ondeggiante,cangiante. Per essere liberi bisogna avere il
coraggio di strappare dal proprio viso la maschera mondana e liberarsi del peso
noioso della propria storia personale:
“(…) Il mio corpo,/ dotato di nome e cognome, vorrebbe uscire dal nome/e uscire dal cognome (…)” (Ascia-Sofia)
I rumori, i fragori, i successi, le ansie, le attese, i timori sono soltanto pesi che tengono legati al mondo mentre è ormai consolidata consuetudine la rinuncia a vivere la Vita …
“Questa vita è un
dovere, / mi dico,/ mentre stanca la notte mi consuma/ e al giorno/ non oppongo
silenzio/ ma urla/ di vuoto/ di sogno/ di uccelli in volo,/ semplici colibrì,/ che
m’insegnano/ cosa è giusto fare.” (Ti chiedo)
Ma l’insegnamento dei colibrì è vano perché
sono ancora i pesi a non permettere
il volo, seppure a mezz’aria, a rendere impossibili le prodezze del proprio
particolare impulso. Il baratro esercita il suo richiamo e quella voce che canta sa che ogni parola,
ogni gesto, ogni emozione soccombe sotto la ruota di un tempo che continuamente
gira …
“Impossibile
fare/ salti e collegare/ passato e futuro.// Se sapessi/ viaggiare nel tempo/
capirei il mistero. //Ma sono ancora/ attaccata a un presente/ distratto.”
(Il mistero del tempo)
La Spagnulo, è vero, non tenta di risolvere l’assurdo mistero del
tempo ma bisogna anche dire che il suo attaccamento “distratto” al presente non
l’aiuta a risolvere il suo malessere che gravita tutto intorno ad una mancanza:
l’amore.
Questo vuoto, paradossalmente, è iper-coperto: l’amore c’è nella sua vita ed
uno dei protagonisti principali di questa raccolta di poesie. Quello che manca
è il mito dell’amore, quelle due
note, per dirla con Rilke, che formano un vero accordo e che “si riconciliano nell’oscuro intervallo,
tremanti …”
L’energia dell’amore che travolge la
Spagnulo non irradia il suo essere, non rafforza il suo equilibrio,diventa,
piuttosto, una forma di dipendenza …
“Tu
sei l’avvio e la perdizione,/ il suono di muscoli sconsolati/ e ripresi, nelle
funzioni/ primordiali,/ come a imitare/ un battito d’ali,/ una fuga vincente/ e
clandestina./ Fuga da una tappa/ di clausura stanca/ per una nuova libertà/ (non
libera) ma/ se quello che dici/ si riversa/ sul calice che mi fai bere,/ io non
so se sono/ lieta di farti da schiava/ o piuttosto infelice/– come nelle altrui
prigioni,/ quando altri costringono/ i miei passi –(...)” (Tu sei l’avvio e
la perdizione)
Il mito
dell’amore è un’altra cosa, ti aiuta a trovare il centro e in esso ogni cosa si armonizza fino a diventare
un’orchestra, un’armonia.
Ma è anche vero che se c’è qualcosa più
importante dell’amore, questa, senza dubbio, è la libertà. Pertanto, “si vorrà
sicuramente amare. Ma nessuno vorrà essere imprigionato dall’amore.” Tanto meno
Ornella Spagnulo che, a mio avviso è e rimarrà sempre uno spirito libero.
Libertà e dipendenza. È nell’estensione di questo circuito di insidie che,
nella collisione ogni slancio è una ferita.
Ma è anche vero che proprio da questa ferita sgorga la Poesia.
Nessun commento:
Posta un commento