mercoledì 29 luglio 2015

Niente fiori per Valentina





Mariagrazia Scarnecchia:
Niente fiori per Valentina, un’opera di alto valore umano e letterario.
di Bonifacio Vincenzi


In Niente fiori per Valentina (Aljon Editrice), Mariagrazia Scarnecchia ci presenta nove ritratti di donne molto diverse tra loro ma uniti da un denominatore comune: l’essere donna. Lo stile della narrazione è nitido, elegante vissuto profondamente in una dimensione di intelligenza dove le età, gli stati d’animo delle varie protagoniste diventano anche specchio dell’attuale condizione femminile.

Prendiamo il primo racconto, Una storia banale, l’interesse per la vita nella protagonista ( una donna di mezza età) è come spento; ha una visione parziale delle cose e gli avvenimenti che le ruotano intorno hanno sempre connotazioni negative o tendenti alla negatività. Anche le notizie di cronaca che ascolta dal notiziario rientrano nella sua logica inconscia e di quella di  un sistema mondo alimentato costantemente dalla paura.

La seconda storia raccontata dalla Scarnecchia si intitola Bugiarda, ed è annunciata già nel primo racconto. In pratica è una notizia di cronaca ascoltata dalla protagonista e tratta di una verità che non si  vuole afferrare né inglobare. Una bambina di dodici anni è vittima di una violenza consumata all’interno della famiglia a cui, per non turbare certi equilibri, si preferisce non credere.
Man mano che si prosegue nella lettura di questi racconti ci si rende conto che le protagoniste siano press’a poco tutte impantanate in una realtà che soffrono e da cui vorrebbero sfuggire.

La struttura narrante produce un luogo di irraggiamento. Le riflessioni, gli echi, i vari stati d’animo, gli accadimenti sono funzionali a un clima che parte dalla realtà di chi scrive e condiziona inevitabilmente le varie e differenti estensioni narrative.
In questo intreccio sorprendente di vite è il nostro tempo che viene rappresentato, che è sempre più un vuoto senza fondo dove precipitano esistenze.



La Scarnecchia tesse la grande ragnatela che scorre sotto la narrazione. Ogni protagonista si danna nel suo personale labirinto. Le vie d’uscita ci sarebbero ma vengono perlopiù ignorate e ogni protagonista rimane intrappolata nella sua esistenza. Aggirare la verità è un esercizio che accomuna un po’ tutte. Bisognerebbe potersela dire forte e chiara la verità, metterla a fuoco nel pensiero. Invece, c’è un bisogno di rimanere nella sofferenza: è una condizione, questa, che si conosce bene, paradossalmente protettiva.

Nell’ultimo racconto, che poi dà il titolo al libro, Niente fiori per Valentina, ad un certo punto si legge:

Il tempo non si è fermato. E non si fermerà mai. La notte, con le sue immagini a volte colorate, a volte in bianco e nero, non è che un’illusione. Il giorno svela la realtà. Non si può tornare indietro.

No, non si può. In questa impossibilità anche “ le parole, spesso, separano più che non avvicinare; possono diventare gesti rituali. Come i fiori.”

Allora, niente fiori per Valentina.

Niente fiori per donne umiliate, usate, negate nella loro persona, costrette ad assomigliare ai modelli dell’immaginario maschile …

È un messaggio amaro che si coglie da questo libro di Mariagrazia Scarnecchia, sicuramente da leggere, sicuramente da vivere profondamente, perché, qui, poesia e ricerca psicologica, vicende e personaggi, si amalgamano perfettamente dando vita ad un’opera di alto valore umano e letterario.


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