domenica 11 dicembre 2016

Premio Letterario "Alda Merini - Brunate" 2017


Indetta la sesta edizione del Premio Internazionale di Letteratura “Alda Merini – Brunate 2017”

Il “Premio Internazionale di Letteratura “Alda Merini -Brunate” è nato nel 2011 su iniziativa della Biblioteca Comunale di Brunate, per ricordare Alda Merini "poetessa dei Navigli" che aveva sue radici a Brunate (Como) poiché nel paese, denominato "Balcone sulle Alpi" abitavano i nonni paterni.
Il premio persegue l’obiettivo di ricercare e valorizzare la poesia e le sezioni del premio si ispirano all’attenzione che Alda Merini aveva per la poesia altrui e ai valori che ha testimoniato con la sua vita e la sua opera.

Tutte le opere partecipanti alla Sesta Edizione del Premio “Alda Merini- Brunate dovranno essere inviate entro e non oltre il 31 maggio 2017.
Queste le sezioni a concorso per l’edizione 2017:
Sezione “A” – Inediti di Poesia
Ciascun concorrente partecipa con massimo tre componimenti di massimo 30 versi ciascuno.
Le poesie possono essere scritte in lingua italiana, in dialetto o in lingua straniera. A quelle in dialetto, o in altre lingue, deve essere allegata la traduzione in lingua italiana. (
1° classificato 1200 €)
Sezione “B” – Volume edito di Poesia
Ciascun concorrente partecipa con un’opera pubblicata dopo il 1° gennaio 2014. (1° classificato 1200 €)
Sezione “C” – Racconti Neri
Ciascun concorrente partecipa con un racconto inedito noir, di massimo 5 cartelle di 1.800 battute ciascuna.
(1° classificato 500€)
Sezione “D” – Tesi di laurea e saggi sull’opera di Alda Merini e sulla poesia contemporanea
Ciascun concorrente partecipa con una tesi di laurea o un saggio che tratta l’opera di Alda Merini non solo in via esclusiva ma anche inserita nel più ampio contesto della poesia e della società contemporanea. L’eventuale pubblicazione non deve essere antecedente il 1° novembre 2009. (1° classificato 500€)
Sezione “E” – Inediti di Poesia Giovani (under 18)
A questa sezione possono partecipare coloro che risultano minorenni al 31 maggio 2017. Ciascun concorrente partecipa con massimo tre componimenti di massimo 30 versi ciascuno. Le poesie possono essere scritte in lingua italiana, in dialetto o in lingua straniera. A quelle in dialetto o in altre lingue deve essere allegata la traduzione in lingua italiana. (1° classificato 300€ ;2° classificato 200€; 3° classificato 100€)
Sezione “F” – La poesia in classe
Sezione dedicata alle scuole di ogni ordine e grado in cui gli insegnanti abbiano promosso laboratori e/o approfondimenti sulla poesia. Ciascun docente potrà inviare una selezione di poesie a tema libero (min. 5 max 30) scritte dai suoi studenti. I componimenti dovranno essere di massimo 30 versi ciscuno.( 1° classificato: E 300 in buono acquisto)
Saranno assegnati, inoltre, due Premi Speciali:
Premio Speciale – I baci di una madre
Verrà assegnato ad insindacabile giudizio della giuria alla poesia che, nell’ambito della sezione inediti, meglio interpreta il tema dell’amore filiale tanto caro alla “poetessa dei Navigli”.
Premio Speciale – Più bella della Poesia è stata la mia vita
 A giudizio della Giuria, il Premio verrà assegnato a chi, nella vita, ha testimoniato e testimonia poeticamente valori etici e culturali.
Il bando completo e la scheda di partecipazione possono essere scaricati dal sito del Premio:  www.premioaldamerini.org


  

giovedì 8 dicembre 2016

UNA TELEFONATA DI MATTINA

“Una telefonata di mattina”, la nuova raccolta di poesia di Anna Toscano
di Bonifacio Vincenzi

Io con le parole faccio cose/con le parole svuoto una stanza/con le parole compio una danza/cucino un risotto, vado al ridotto./Con le cose faccio parole:/scelgo un baule/e lo riempio di sillabe nuove.

È ancora amore verso la parola poetica quello di Anna Toscano, in questa sua ultima raccolta di poesie, Una telefonata di mattina (La Vita Felice). È un ritorno alla poesia, il suo, dopo quattro anni di silenzio. La prefazione di Valeria Viganò guida il lettore nel mondo di Anna; un mondo scoperto giorno per giorno con i lavori dello sguardo. Poi c’è la vita, c’è il tempo che per lei è sempre lento, mai distratto, mai consumato da esercizi inutili e ripetitivi.


Anna Toscano ama camminare, ama guardare, ama sentire e la sua poesia la rappresenta totalmente.
Per Anna bisogna trattenere quello che è importante. Non serve buttare sale sulle ferite del passato. E se anche il cuore lei lo vorrebbe dentro una scatola di scarpe non bisogna poi crederle totalmente.

Basta leggere i suoi versi per capire che il cuore c’è, come c’è l’anima di una persona profondamente bella che per amore della sua sensibilità non ha paura di affrontare fino in fondo anche la sofferenza.

Un libro, questo di Anna Toscano, che non può mancare nello scaffale degli appassionati di poesia.



venerdì 18 novembre 2016

Il segreto della fragole


IL SEGRETO DELLE FRAGOLE
Le emozioni La Storia
di Michelangelo Camelliti




Il poetico diario “Il Segreto delle Fragole” quest’anno compie 15 anni. Nasce come diario vero e proprio. A dividere le settimane  un gruppo di poesie di esordienti e a chiudere il mese una poesia di un autore noto del passato.  Non che sia cambiata molto l’impostazione negli anni successivi ma certamente alcuni “diari” sono rimasti nel mio cuore. Sulla scrivania –oltre quello del 1998- ci sono altre annate. Quella del 2001 curata da Angelo Lorenzo Crespi e Luigi Mascheroni (copertina disegnata da Massimo Dagnino). Nella prefazione, Crespi scrive : “ Il Segreto delle Fragole” lungi da un semplicissimo desiderio romantico, vuole rimanere uno spazio libero e utopistico dedicato a tutti coloro che amano le Muse, ma che non hanno avuto ancora la possibilità di pubblicare una loro raccolta”. Alcuni nomi : Tomaso Kemeny ( Gennaio), Maurizio Cucchi ( Febbraio), Alda Merini ( Marzo), e a seguire Alida Airaghi, Milo De Angelis, Franco Buffoni, Giampiero Neri, Mario Luzi, Roberto Mussapi, Franco Loi, Giuseppe Conte, Alba Donati. Alla fine del libro una sezione corposa con l’elenco dei piccoli editori di poesia, dei premi, delle riviste di poesia. Una cinquantina di altri autori (oltre quelli elencati sopra) segnano i giorni, le settimane, i mesi. Come puntualizza sempre il curatore A. Crespi “… perché la poesia vive di forma e non solo di sentimenti. Ed è con questa certezza che ci siamo permessi di scegliere, tra le molte arrivate, le composizioni che meglio evidenziano una ricerca, un percorso stilistico, una felice dispozizione della mano…”. Ma rileggendo oggi questi testi (allora tutti inediti) di Margherita Rimi, Luigi Picchi, Stefania Buiat,  Gilberto Isella, Donato Di Poce, Loredana Magazzeni, Mariella Mischi, Angelo Maugeri, Maurizio Osti, Alessandro Broggi, Mariacristina Pianta, Paola Lazzarini, Alberto Figliolia, Mario Desiati, Luciana Moretto e altri mi rendo conto che è passata tanta bella poesia.


Il poetico diario “Il Segreto delle Fragole” del 2002 ha in copertina un bellissimo disegno del maestro Alberto Casiraghy. Ed è anche l’unico che ho “curato” personalmente.  Una piccola letterina a mo’ di nota introduttiva dove dichiaro il mio amore per la poesia: un viatico quotidiano mentre si attraversano i giorni. I “Fragoloni” come affettuosamente chiamo i poeti noti, in questa edizione vengono messi a fine mese in una sorta di pergamena disegnata. Sono poeti del cuore, a cui sono molto affezionato : Bernardo Malacrida (regista poeta di Como), Anna Maria Farabbi, Maurizio Cucchi, Antonella Anedda, Davide Rondoni, Alda Merini, Maria Cristina Biggio, Maria Corti, Giampiero Neri, Giovanna Frene, Franca Maroni, Vivian Lamarque, Stefano Raimondi, Tiziana Cera Rosco, Gabriela Fantato, Daniele Piccini, Biancamaria Frabotta, Maria Pia Quintavalla, Patrizia Valduga. Mi sono annotato su un foglietto la poesia di Alda Merini di questa Agenda :  “Mi chiedono poesie/come se fossi un cavallo alato/o un facile unicorno./E infatti vivo nascosta/agli urli degli atti umani:/la loro foresta è piena di cacciatori/e io sono salva davanti/a un’ara.”Questi fogliettini (sono molti) rappresentano il mio legame affettivo a questi poeti. Una sorta di cordone ombelicale.


L’edizione del 2003 del Segreto delle Fragole è curata da Alessandro Broggi e Carlo Dentali ed ha una nota di Maurizio Cucchi. La copertina sempre illustrata da Casiraghy.
Qui Cucchi ha colto nel segno, quando scrive : “ il Segreto delle Fragole è soprattutto un libro, un’antologia libera di versi, un’opera collettiva che i due curatori hanno saputoorganizzare con cura e intelligenza”. Dicendo che tra qualche anno questi diari possono rivelarsi preziosi strumenti e materia di poesia. Anche qusta edizione è ricca di nomi: da Luzi a Luciano Erba. E poi Santagostini, Lamarque, Sanguineti, Loi, Villalta, Recalcati, Patrizia Cavalli, Giovanni Raboni, Edoardo Zuccato, Kemeny, Antonio Riccardi e Cesare Ruffato, Umberto Fiori e Claudio Damiani, Fabio Pusterla e Anna Maria Farabbi, Roberto Carifi e Giancarlo Pontiggia.  I curatori annotano con convinzione  che “ci sono talenti in quantità, e vanno tutti incoraggiati. Quali che siano le motivazioni, l’affinamento delle capacità di sperimentare e di esprimere significa anche una delle poche convincenti definizioni dell’individuo, all’interno di un ambiente che, in superficie, vive di comunicazione accellerata e del perseguimento dell’informazione come sola finalità:” Si sottolinea come questo Diario sia composto  da voci di diverse età, estrazioni e provenienze diverse, differenti sguardi, toni, registri. Componimenti a volte apparentemente semplici, e inclini al respiro della prosa, si alternano ad annodature memori di echi e forme della tradizione. Vale la pena ricordare Daniela Monreale, Domenico Cipriano, Sandro Montalto, Marco Simonelli, Fabrizio Cavallaro, Mary B. Tolusso, Bianca Garavelli, Renzo Favaron, Luisa Pianzola, Anna Toscano per citarne alcuni. Un altro bigliettino della mia collezione questo inedito della Toscano : “Lasciami le dita nella sabbia/voglio la pelle contro la faccia/dammi il continuo scherzo/di avere tra le mani il vento./


Il Segreto delle Fragole del 2009 è stato curato da Lino Angiuli e Ivan Fedeli. L’idea del margine è il filo che segna il tema. Questa intuizione nascosta, ovvero comprendere che la condizione del limite, della stasi opaca del poeta, è in realtà centralità assoluta, mezzo prorompente di denuncia di un mondo senza lentezza, privo di attese o di significato. Riscoprire la prospettiva della ricerca: è l’urgenza della poesia. Questa edizione del Segreto ha scelto di intercettare quelle condizioni così come vengono vissute ed elaborate dai poeti, a cominciare da quei poeti che le abitano e le patiscono in proprio. Forme di marginalità –reale o simbolica- nei testi inediti scritti appositamente per questo diario. Così troviamo nomi e titoli che si annodano: Ada Crippa (Occidente), Franco Casadei (I senza patria), Elena Milesi (I clandestini). Marinella Polidori ( Non riuscirò a custodirli in teche trasparenti), Daniela Raimondi (La malinconia dei girasoli), Alfredo Panetta (I due amanti), Nunzio Festa (Je suis), Alessio Alessandrini (I vecchi), Giorgio Sironi (I reduci), HafidGafaithi (La strada del sale), Chiara Bonacina (Quotidiano a margine).
Si sono coinvolte pienamente nel tema del diario, anche nomi significativi del panorama poetico: Mariella Bettarini, Gabriella Sica, Ernesto Cardenal, Vito Riviello, Fabio Franzin, Mariella Mehr e altri. Il “margine”, nelle mani di un poeta, può coincidere con un “confine”, mentre il confine, a sua volta, offre paesaggi e prospettive inedite che la poesia vuole sperimentare, annusare, anticipare con i suoi “poveri” strumenti assai simili a quelli di un rabdomante, scrive nella chiusa della nota Lino Angiuli.


Anche il Segreto del 2010 ha un tema. Anzi stavolta il tema fa da titolo: “L’Italia e la fatica di amarla”. La cura di questo diario è di Elio Pecora e Luca Baldoni. Un’edizione a cui sono molto affezionato perché è quella del venticinquesimo di LietoColle. Ed è anche il secondo anno che il poetico diario si organizza intorno a una traccia tematica. Questo ha voluto rafforzare sicuramente il profilo critico rendendola di fatto una vera e propria antologia. Sicuramente un tema non facile ma a cui hanno risposto moltissimi autori.  In apertura un brano da All’Italiadi Leopardi, un testo che è un viatico ideale in quanto riassume la serie di domande, riflessioni, passioni e sconforti che sono alla base della scelta del tema. Seguono due “Amuleti poetici” dedicati alla memori dei poeti Vito Riviello e Alberto Cappi scomparsi l’anno prima.  Alcuni autori : Gianni Montieri, Luca Di Bartolomeo, Filippo Amadei, Gabriella Maleti, Maria Grazia Calandrone, Rosaria Lo Russo, Sebastiano Adernò, Valerio Magrelli, Flaminia Cruciani, Vanni Schiavoni, Stefano Leoni, Erminia Passannanti, Daniele Balcet, Maurizio Soldini, Nicoletta Bidoia, Roberto Deidier, Paolo Febbraro, Alessio Brandolini, Antonio Fiori, Vincenzo Mastropirro, Umberto Fiori, Maddalena Capalpi ed altri. Scrive Luca Baldoni nella prefazione: “…l’Italia e i sentimenti che suscita sono stati sin dalle origini una presenza altamente drammatica nella nostra tradizione letteraria : dalla dantesca “serva Italia, di dolore ostello”, All’Italia Miadi Petrarca asservita allo straniero, alla leopardiana Alla Patria, il rapporto tra il poeta e la nazione è spesso oscillato tra il rammarico per le “venturose, e care e benedette” età antiche, e la decadenza politica, ma soprattutto morale, del presente. Un’altra forte dicotomia è stata quella rappresentata tra l’attaccamento alle patrie regionali o comunali e la debolezza del senso di appartenenza nazionale. Per giungere a esempi più recenti, poeti quali Montale, Pasolini, Fortini, Sereni e Raboni hanno espresso, pur nelle ovvie diversità, un rapporto con l’Italia, tendenzialmente apocalittico, nel quale lo struggimento per i luoghi del radicamento e del ricordo si scontra con una disamina spesso disperata, anche di carattere politico-antropologico, della situazione contemporanea…..
Mi avvolgi con un ritmo inconcludente,/pena di un tempo breve, incolto, liso,/mio Paese. Non sei squarci di pietra/e mare che accarezza, non sei/la piana gravida, il sole che ti spacca./E non sei più saggezza./Il tuo seme non ha la forza del meticcio,/come succede ai cani, la cernita bastarda/del migliore./Sei i capitelli fatti frangiflutti/e l’arroganza di un occidente nato ieri.  Questo testo è di Stefano Leoni.


Il Segreto del 2016 aveva come tema “Essere generosi”. La generosità non è una virtù individuale –recita la premessa- ma un dono che entra a far parte della dotazione morale e spirituale di quello che si chiama carattere. E’ un capitale con cui arriviamo sulla terra, che si è formato prima della nostra nascita e che si alimenta della qualità delle relazioni nei primissimi anni di vita. E’ influenzata dai Poeti che hanno nutrito il cuore della mia famiglia. Dalle preghiere della mia gente, dai musicisti che amo e ascolto, dai cantastorie nelle feste di paese, dai discorsi e dalle azioni dei politici, dalle omelie dei predicatori. Dai martiri di tutte le resistenze, da chi ieri ha donato la sua vita per la mia libertà di oggi. Dalle generosità infinite delle donne che molte volte hanno messo la fioritura della famiglia a cui hanno dato vita prima della propria – e continuano a farlo. La generosità genera riconoscenza per chi ci ha resi generosi con la sua generosità.
I curatori di questo diario sono quattro giovani autori (pubblicati l’anno prima nella Gialla Lietocolle/pordenonelegge): Clery Celeste, Tommaso Di Dio, Giulia Rusconi, Giulio Viano. Un segno di discontinuità dal passato. Dare fiducia e responsabilità a una generazione che segna il cambiamento. Molti i giovani autori che hanno partecipato: BarbarahGuglielmana, Sara Biasin, Barbara Bracci, Daniela Di Pasquale, Deborah Mega, Marco Pelliccioli, SylviaPallaracci ed altri. Vivere con persone generosi ci rende più generosi e a ben guardare questo diario pieno di giovani pare proprio che la radice dell’esser generosi è  la Poesia. 



E’ pronta la nuova Agenda : Essere onesti. Nella sua accezione ampia, riferita alla poesia alla vita alla quotidianita. Che è fatta di gesti, di piccole cose.   Tanti come questa sera che mi sono sentito avvolto nell’abbraccio di cento poesie chiuse in questi diarie di molti bigliettini chiusi nel mio cuore.

1.Copertina Il Segreto delle Fragole 2017; 2. Mario Desiati; 3.Anna Maria Farabbi; 4. Mary B. Tolusso; 5. Gabriella Sica; 6. Barbarah Guglielmana

mercoledì 9 novembre 2016

UN'INDIMENTICABILE NOTTE DI NATALE


Una favola di Natale di Bonifacio Vincenzi per aiutare cani e gatti abbandonati

È la magica atmosfera del Natale  a caratterizzare il terzo episodio della fortunata serie che vede protagonisti una gatta e un cane davvero simpaticissimi. L’autore è Bonifacio Vincenzi, un nome noto nell’ambiente letterario.


Un’indimenticabile notte di Natale  si intitola questo terzo episodio di Zoira e Max (Ag  Book Publishing Editrice). Le illustrazioni sono di Germana Di Rago.

Grazie alla Casa Editrice AG Book Publishing,  chi acquisterà il libro illustrato per bambini "Zoira&Max: Un'indimenticabile notte di Natale",  contribuirà ad aiutare l'Associazione “Mi Fido” per la realizzazione dell'Oasi Arcobaleno per i cani e i gatti bisognosi.
L’ Associazione Mi Fido è una onlus di volontariato animalista fondata a Roma il 4 aprile 2005. Iscritta nel Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato della Regione Lazio – Sezione Ambiente con il numero 580, è anche iscritta nell’Anagrafe Unica delle Onlus dal 2005. Per contatti, sede legale in via Nicolò Odero 19 - 00154 Roma (associazionemifido@gmail.com); telefono cellulare 331 6005643 .

Le copie di questa favola moderna possono essere ritirate a 10 euro nei tavoli informativi oppure prenotate inviando una mail a 

associazionemifido@gmail.com 

Il libro puo' anche essere acquistato a 12 euro con consegna a domicilio attraverso il sito della casa editrice a questo link 


Così augurate un Bellissimo Natale a tanti bambini con un occhio attento alla solidarietà .


venerdì 12 agosto 2016

Dialoghi con Buber







Giulia Zandonadi:
“la poesia è un atto rivolto al tu”
di Bonifacio Vincenzi


Gli uomini e le donne del nostro tempo sono esseri che gradatamente si stanno svuotando della loro umanità. È un’esagerazione? Non credo. La forma delirante, che sembra aver colpito grandi masse di persone, è destinata ad espandersi e non certo ad arretrare. Attacca principalmente la solitudine degli individui con un paradosso e cioè affollandola con degli eccessi di presenze e possibilità, tutte chiaramente virtuali.

È allucinante per una persona fuori dal mio tempo quale ammetto ( con un certo orgoglio) di essere, vedere giovani e meno giovani con lo sguardo costantemente incollato sui loro tablet. Per non parlare dei cellulari, ormai ci si può fare tutto, volendo, anche telefonare.

C’è in atto sicuramente un mutamento genetico della razza umana che, a mio avviso, di naturale ha ben poco. Ho quasi l’impressione che sia cambiata la gestione occulta della vita sul pianeta e che il nostro Dio sia, in qualche modo, in pericolo.

Eccesso di fantasie? Può darsi. Dopotutto  viviamo nel tempo in cui ognuno può apparentemente interpretare la vita come gli pare, anche seguendo percorsi in disuso come quello della logica, ammesso che ne abbia la forza e il coraggio.

Questo strano preambolo perché mi ha sorpreso questo nuovo libro di poesia di Giulia Zandonadi,Dialoghi con Buber, LietoColle, 2016.

Giulia Zandonadi è nata a Treviso nel 1988, è quindi un’autrice giovane, molto giovane, figlia di questo tempo che sta cambiando, e scoprirla così attratta dal pensiero di Martin Buber, oggi è davvero sorprendente.
Ma chi è Martin Buber?


Martin Mordechai Buber  è nato a Vienna nel 1878 e morto a Gerusalemme nel 1965. È stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato poi israeliano. È famoso per aver elaborato una prospettiva di pensiero fortemente legata ai temi del dialogo e della relazione, capace di aprire un mondo infinito e affascinante: il mondo della relazione, appunto,  e dell’incontro con il Tu.

Devo confessare che non amo molto le famose “note degli autori” che ormai imperversano, all’inizio o alla fine, di molti libri di poesie, note scritte per cercare di indirizzare il viaggio del lettore direttamente su strade già immaginate e fortemente desiderate da colui che scrive. Resto fedele, invece, al pensiero di Blanchot quando sosteneva che il poeta scrive sì il libro, ma che sono poi i lettori a compierlo. Cercare di indirizzare il lettore verso la “giusta” direzione lo trovo pretenzioso e anche limitativo della libertà e della forza della Poesia. È un po’ come tagliare le ali ad una farfalla e ammirarla nella sua agonia.
Tuttavia,  sono rimasto colpito da alcuni passi della nota della Zandonadi pubblicata all’inizio del libro. L’ho trovata diversa dalle solite che sono abituato a leggere, molto vicina al suo sentire, al suo essere.  Scrive:

“(…)Vorrei riuscire a conoscere di più il lettore, a interagire con lui: la poesia non è un’azione autoreferenziale, ma è un atto rivolto al tu. Non un tu divino, ma il tu del vicino di casa, dei genitori, del migliore amico, del fidanzato: il tu è l’alterità, l’altra sponda del fiume da attraversare per trovare il senso.(…)”

Per poi rafforzare  alla fine questa visione buberiana con un forte e sentito appello:


“(…)Voglio lanciare un appello, voglio sentire le voci degli altri tu, voglio sentire la loro parola. Vorrei poter lavorare con gli altri e rendere in poesia anche le idee e le proposte altrui, dedicare loro un regalo. (…)”

Non c’è niente di esagerato in tutto questo. C’è solo una certa urgenza di fare qualcosa per cercare di frenare questa delirante esigenza di murarsi vivi nella propria innaturale e affollata solitudine.

Quando poi si entra nel libro per incontrare la sua poesia ci si rende davvero conto che Giulia Zandonadi è una persona autentica e che la sua essenza viaggia anche nei suoi versi:

È così difficile il tu. Ti addormenti/ senza conoscerlo, con/ la paura di non raggiungerlo. Mai.// E non c’è presa di corrente/ che faccia serpeggiare l’energia/ orizzontale di un volto.// Serve l’intersezione verticale/ dell’acqua sovraccarica di pianto/ per colmare un’assenza priva di rimorso.

LietoColle


giovedì 4 agosto 2016

Gli Scomparsi



LA LOGICA MISTERIOSA DEI CONTRATTEMPI
Dopo più di  dodici anni di attesa esce finalmente con LietoColle  “Gli Scomparsi” di Maria Grazia Calandrone
di Bonifacio Vincenzi

In una intervista del 2010 rilasciata a Michele Fianco, Maria Grazia Calandrone   alla domanda         ( C’è un’opera che avresti voluto pubblicare e che o non è stata pubblicata o ha avuto vicissitudini editoriali particolarmente difficili?), così aveva risposto:

“Sì, in effetti c’è un libro inedito del 2004 che ha vissuto una comica vicissitudine. Un anno dopo averlo concluso in un insolito impeto di autopromozione lo mandai all’indirizzo postale Einaudi che trovai in rete e dopo due mesi ricevetti la telefonata entusiasta di una redattrice che mi comunicava che il volume aveva oltrepassato diversi stati di selezione. Poi, il silenzio ricadde su Gli Scomparsi. Parlo e leggo da molti anni da questo libro: si tratta di un volume su alcune storie tratte dal programma televisivo Chi l’ha visto. Un anno più tardi ne pubblicai estratti su "Nuovi Argomenti" e su "L’Almanacco dello Specchio" Mondadori, che mi valsero la memorabile telefonata del redattore (a me all’epoca vergognosamente sconosciuto) di una casa editrice, il quale mi comunicava che l’opera, io volendo, sarebbe stata gloriosamente inserita nella programmazione della casa editrice medesima. Dissi certo che sì, e ritenendola cosa fatta lasciai il volume nelle loro mani per i successivi due anni: era imminente la pubblicazione de La macchina responsabile con Crocetti e non volevano giustamente sovrapporre le uscite, dunque Gli Scomparsi sarebbe uscito nel 2008. Ma un anno e mezzo più tardi il direttore della casa editrice ha sfortunatamente ritenuto opportuno chiudere i battenti senza prima esaurire i titoli già in programma.”

Ora, dopo più di dodici anni di misteriose vicissitudini  Gli scomparsi esce finalmente con LietoColle in una collana importante, la “Gialla Oro”, condivisa con un’istituzione altrettanto importante,  Pordenonelegge. Chissà, questi contrattempi avevano una loro logica misteriosa che probabilmente capiremo meglio seguendo il percorso e il destino del libro nei prossimi mesi.

Al di questo richiamo profetico la sensazione di trovarsi davanti ad un libro importante appare già abbastanza evidente.

“Questo libro – scrive Maria Grazia Calandrone nella “nota dell’autrice” -  è dedicato ad alcune vite incontrate grazie al museo dinamico dello schermo televisivo. Televisione, internet, realtà virtuale: mezzi nei confronti dei quali la scimmia nuda che siamo nutre sentimenti ancora sperimentali. Ma Chi l’ha visto? ha raggiunto la parte di me più profonda e più viva, ovvero la rabdomante della poesia nella faccia più cruda della realtà. (…)

Non è mai un’operazione facile per un poeta, anche di grande talento,  calarsi nella cruda realtà. Al di  là della  naturale disposizione alla poesia,  delle capacità  espressive e delle forse intuitive   nello scegliere, utilizzare e collegare le conoscenze, ci vuole una buona dose di coraggio che alla Calandrone certo in questo caso non è mancata.


Leggendo queste sue poesie ci sembra di stare profondamente immersi nella realtà di alcune vicende che conosciamo bene. In una sorta di miracolo di stile la sua poesia scivola sulla pagina silenziosa e “crudele” come crudele è  la realtà,  la vita, il destino; come crudele e implacabile è il corso del tempo che tutto muta, logora e sospinge verso l’inevitabile scomparsa.

Chi l’ha visto? è, in un certo senso, una trasmissione che ci è cara perché illumina spesso gli ampi spazi dell’oblio lottando contro  questa nostra disposizione, molto “aiutata” in questi ultimi anni, bisogna dirlo,  da poteri forti e occulti, a lasciarci tutto alle spalle velocemente. Non è certo un’oscenità affermare che la memoria collettiva di anno in anno si accorci sempre di più. Ci avviamo a diventare in un tempo non molto lontano esseri senza più  memoria.

Paradossalmente i famigliari degli scomparsi sono gli unici che vanno controcorrente.  Vivono, infatti,  in una condizione di costante attesa  e gli anni che passano, fino a quando il nodo del dubbio non viene definitivamente sciolto,  rimangono accesi e vivi alleati del presente …

Di mattina alle sette/ già stavo al brefotrofio/ e mi hanno detto Non ci pensare, non tornare più, l’hanno portata/ via, né morta/ né viva. Io/ mi sono messa a sedere/ sulla panchina, non mi sono più mossa/ per giorni.// Gli oggetti (maneggiati, amichevoli /volumi sotto sequestro) parlano/ di lei sempre più solitaria e felice: lasciava/ gli orti di guerra tenendo/ davanti agli occhi/ niente, solo la foto. (La rete con il peso del glicine e il vento)

La luce della poesia di Maria Grazia Calandrone    illumina esseri e vicende, si fa tempo che si rinnova, si fa vita sulla pagina. Ciò che  lascia è la traccia che uno sguardo, spesso solitario,  sentirà il bisogno di seguire fino alla profondità del suo  essere.


LietoColle





mercoledì 13 luglio 2016

Al museo delle relazioni interrotte





Visita al museo dell’anima di Mia Lecomte
di Bonifacio Vincenzi

Eccoci qui, Al museo delle relazioni interrotte di Mia Lecomte : un libro di poesie edito da LietoColle. E come tutti i buoni libri di poesia cerca di mostrare un suo procedimento interno indipendente, dando al lettore la possibilità di aderire a un significato anche diverso da quello eventualmente fissato dall’autrice. 
Miracolo della scrittura poetica. Il poeta non è mai l’ultimo a parlare, ma il primo, e non c’è nota introduttiva che lo salvi, i viaggiatori dello sguardo lasciano quasi sempre la strada maestra, avventurandosi per sentieri intimi, procedendo per collisioni, sfioramenti, contaminazioni, generando nuclei immaginativi che spesso si staccano dal contesto e funzionano secondo le regole temporanee dettate dal susseguirsi degli stati d’animo.

Ma la nota iniziale della Lecomte che cerca di spingere il lettore verso la strada maestra del testo, in realtà, è solo un pretesto per liberare da ogni vincolo il rapporto con il lettore. Scrive:

“I luoghi tra parentesi, indicati in relazione ai testi, non sono quelli della scrittura – che avviene sempre altrove, in uno spazio non delimitabile geograficamente – ma quelli dove si è acceso lo spunto, sollecitato da un presunto accadere. Non riguardano alcun tipo di radicamento, non sono traducibili in una cartografia. Sono solo piccole tracce lasciate per segnalare il posarsi, sempre effimero, di un certo pensiero legato alla più ordinaria quotidianità, il provvisorio succedersi dei cerchi sulla superficie dell’acqua allo sfiorare del sasso.”

Da qui il posto preciso, il luogo fisso, i perimetri certi delle geometrie del piano scompaiono, così le condizioni di stabilità e determinazione del flusso creativo.
Ma, attenzione, bisogna sempre diffidare dei poeti, hanno dentro una magica impostura, sono, in altri termini, per dirla con Pessoa, degli irriducibili fingitori per il semplice fatto che il processo stesso della creazione attraversa vari piani (mentale, emozionale, inconscio …),  contaminandosi,  e nella tessitura la magia del caso sollecita sempre nuove visioni e soluzioni.

“Il fatto è – scriveva Foucault – che i confini di un libro non sono mai netti né rigorosamente delimitati: al di là del titolo, delle prime righe e del punto finale, al di là della sua configurazione interna e della forma che lo rende autonomo, esso si trova preso in un sistema di rimandi: il nodo di un reticolo.”

Mai districarsi da questo nodo, e, nel caso specifico, accogliendo pienamente le indicazioni del titolo, prepariamoci, dunque, a visitarlo questo museo multimediale dell’anima dove si proiettano in continuazione immagini dei luoghi di una poetessa girovaga (Parigi, Roma, Londra, Viareggio, Marsala, Müstair, Lugano, Palermo, Zurigo, Napoli, Lucca, Milano …).  Luoghi che, probabilmente, raccontano altro allo sguardo, e dove  la promessa della parola silenziosa, oscura oscilla, in un suo autonomo disporsi, già viva altrove, in attesa del prodigio della Poesia:

Sono gli oggetti che ci hanno seguiti fin qua/ che ci appartengono senza averli mai scelti/ tu conti le medaglie impagliate/ tu annodi il vincastro di fumo/ tu lucidi il soldatino travestito da mago/ io sciolgo nell’urna la caramella al veleno/ io mescolo i cubi del pallottoliere/ io vesto la bambola tutta riccioli e ossa/ di questi ne abbiamo a migliaia/ non li riconosciamo e ce li vorremmo scambiare/ ma tu sei così solo che ti meravigli del caos/ io sono semplice e ripongo con cura ogni cosa” ( Indizi ( Paris, Cité de Trevise)

Migliaia di indizi a sollecitare intuizioni appesantite dal nerume quotidiano dove la vita di dentro e quella di fuori non comunicano quasi mai.  Ognuno di noi recita l’impossibilità di ritrovarsi in un incanto senza pesi e dove il tempo riposa. Alla fine siamo, paradossalmente, degli attori non protagonisti nel grande teatro della  nostra stessa vita:

I morti ci festeggiano nel giorno dei morti/ Hanno scelto la stessa occasione che li riunisce porta il loro nome/ festeggiano mentre noi procediamo/ per tombe, omelie infioriamo il ricordo/ I morti che sanno del giorno dei morti/ ricambiano con un eguale raduno/ si attengono ai dettagli più semplici/ in un certo modo più rispettosi dei ruoli/ pietose le loro voci si perdono a volte/ ma a volte si fanno a tal punto reciproche/ che ci vediamo costretti a sorprenderci/ noi ci vediamo costretti a difenderci” (Rituali (Roma, Cimitero acattolici).
La poesia di Mia Lecomte non indietreggia  mai verso la profondità. La morte, unica via d’uscita al tempo,  qui è vista come esempio di una reciprocità capace ancora di sorprendere, ormai quasi totalmente sconosciuta ai vivi.


venerdì 8 luglio 2016

Di notte a Gerusalemme





 La poesia di Enzo Cordasco:
Gerusalemme, un Luogo geniale capace di nutrire la vita interiore
di Bonifacio Vincenzi

Se è vero che la poesia riunifica, in sostanza,  spesso quegli ambiti del sapere universale, quello religioso e quello naturale, è altrettanto vero che il Tutto di un’anima può essere percepito o colto soltanto nel grondante e trepido silenzio di una inattesa ed oscura rivelazione …

“Anni fa andai a Gerusalemme, un viaggio desiderato e sognato da molto tempo. Dalla hall dell’albergo Mount Zyon, da una piccola vetrata, mi appariva la magica immagine notturna della Città Vecchia, le sue mura, i suoi colori dorati, le Torri, la valle di Josafat. Ogni sera, prima di andare a letto e fino a notte inoltrata, mi piaceva stare solo davanti a questa vetrata dove la mia mente e la mia fantasia – come in trance davanti a questa città d’oro, di rame e di luce, l’omphalos, l’Umbilicus mundi –si misero a vagare da cielo a cielo, da spirito a carne, da ragione a sentimento, da possessione estatica a riflessione sul sacro (e sul profano).”

È quello che scrive Enzo Cordasco in una breve nota alla sua raccolta di poesie Di notte a Gerusalemme  edita recentemente da LietoColle. Ed è una nota importante perché rivela, in una simultaneità inspiegabile, una meraviglia pura dove il passato, il presente e il futuro, si riuniscono, attraverso il calore di uno sguardo, in una  emozione che cercando un approdo, un senso, una sopravvivenza, poteva trovarla soltanto nella poesia …

“(…) I secoli danzano attorno a questo paesaggio di caldo/ opprimente/ con ore di luce e di buio ben distribuite armoniosamente// accolgono tra musica e silenzio l’elevazione di un salmo calmo/ mentre la notte cala sfogliando pagine mai sgualcite dall’oblio// Città mirabile o terrifica che fai indovinare il destino d’ognuno/ tra le tue pianure di creta fiuto l’odore della mia strana/ geografia (Saint Peter Fish)


Cordasco vuole vedere, indagare, penetrare il Luogo del suo sentire partendo da qualcosa che già c’è, da una verità che passa e ripassa senza essere mai colta. È anche vero che l’aspetto religioso in lui tende ad esprimersi attraverso un acuto travaglio intellettuale che gli permette di accordare la sua coscienza armoniosamente all’inconscio. Il viaggio a volte è tranquillo, altre volte burrascoso.

D’altronde, l’esistenza è inafferrabile, si è spinti in una compressione del tempo dove la scomparsa rivendica l’attesa di un ritorno. Non è la felicità che si vuole ma il desiderio di raggiungerla perpetuato fino alla fine dei giorni ...

Che il tempo curerà le mie ferite/ è una sciocca ingenua superstizione// non si rimarginano le malinconie furibonde/ e l’anno prossimo una lucida febbre saluterà le piaghe// mi sarebbe piaciuto far entrare l’alba// dopo una notte di chiacchiera tranquilla// per fortuna il tempo splende angusto e monotono/ in questa città stregata di pianto e di gelo” (Far entrare l’alba)
Gerusalemme, alla fine, è un luogo geniale capace di nutrire la vita interiore e Cordasco un ricercatore spirituale disincantato che cerca di colmare di senso una mancanza che sopravvive anche al tempo che si consuma.



giovedì 7 luglio 2016

Per un fantasma intimo e segreto




 “Per un fantasma intimo e segreto” di Juana Bignozzi
Poesie scelte (1967 - 2014) dalle raccolte della grande poetessa argentina
di Bonifacio Vincenzi

LietoColle ha pubblicato l’antologia poetica Per un fantasma intimo e segreto della poetessa Juana Bignozzi che attinge alle raccolte pubblicate tra il 1967 e 2014, a cominciare da Mujer de un certo orden, per finire con Las poetas visitan a Andrea del Sarto. La traduzione è stata affidata a Stefano Bernardinelli. L’uscita di questo libro in Italia ha coinciso, con la notizia, purtroppo, dell’improvvisa scomparsa della grande poetessa argentina, avvenuta nell’agosto del 2015.

Nel 1959, all’età di 22 anni, Juana Bignozzi entrava a far parte dell’associazione di giovani poeti El Pan Duro, fondata da Juan Gelman, che prevedeva l’autopubblicazione e gli interventi nelle strade dei quartieri operai, nelle mense o nei teatri. L’attività de El Pan Duro  durò circa un decennio  e di sicuro rappresentò la massima espressione della poesia politica argentina di quel tempo.

C’è da dire, però, che la poesia di Juana Bignozzi era troppo raffinata per confondersi con quella poesia popolare e di esplicita propaganda espressa dai militanti de El Pan Duro. La stessa poetessa ci teneva a rimarcare la  sottile differenza tra la poesia politica in senso stretto e la poesia ideologica, (la sua),  fondata sugli ideali a lei trasmessi da genitori anarchici divenuti comunisti negli anni del peronismo.

Nel 1974 la Bignozzi si era trasferita insieme al marito a Barcellona, un esilio prima politico, poi  proseguito per ragioni economiche considerando che la sua attività di traduttrice dall’italiano e dal francese le permetteva di guadagnarsi da vivere.


L’autoritratto poetico di Juana Bignozzi è tracciato tutto in questi versi:

la mia vita è un decorso di cerimonie incompiute/non ho seppellito i miei genitori/non ho avuto figli/non ho davanti a me un abisso nel quale perdere la mia vita/non sono passata dalla casa di un uomo a quella di un altro//in silenzio quello vero/che mi sostiene dietro a tanto rumore/preparo un’eternità/ questa foto scattata dall’amicizia /dei tuoi occhi /la cerimonia non fallita della mia vita/dirà sempre ch’ero viva in un luogo che amavo” (Una foto del momento)

“ Il tema delle origini, – come si legge nella prefazione di Bernardinelli -  delle figure dei genitori e dei “miti” e dagli ideali da essi trasmessi all’unica figlia, è presente in tutta l’opera della poetessa argentina, e dialoga di continuo con quello della lontananza dalla terra natale e dall’amata Buenos Aires.”

Forse la particolarità di questa straordinaria poetessa era proprio questa sua fedeltà verso un mondo che si portava dentro intatto, eternamente vivo nel silenzio di una poesia capace di recuperare per lei ciò che non aveva potuto fare a meno di perdere.