mercoledì 6 giugno 2018

Lo sperpero degli astri




“Lo sperpero degli astri”
La nuova raccolta di poesia di Elio Grasso
di Bonifacio Vincenzi

Con Lo sperpero degli astri (Macabor Editore) Elio Grasso porge dei nuclei immaginativi che, staccati dal contesto, funzionano autonomamente, mostrando nel loro procedimento interno – (collisioni, sfioramenti, seduzioni occulte) indipendentemente dai vincoli che posseggono nella sintassi testuale e nei tempi dei lavori, (altrove) dello sguardo, -  una rete relazionale molto sottile e molto intensa.

Non è ciò che il poeta dice che è fondamentale ma questo sfiorarsi continuo di elementi in un movimento metafisico che ha senso e vita quando gravita nello spazio ristretto di uno sguardo di lettore, riproducendo sprazzi di passato che si aggregano intorno a un centro:

Altrove volano per finta,/ davanti ai bicchieri/ incantano femmine/ dietro ai tavoli lanciano libri/ e soggezioni/ tutti gli attrezzi degli alberghi/ e slip sotto il letto./Sembrano vecchi e ripiegati/ovvero ceduti al presunto,/quel giacere di moribondo/fra pagine e alterchi/ spinte equivoche e tortuosi/ abbracci.

Le immagini di Elio Grasso sgorgano da una curva invisibile di silenzio che non designa mai il chiuso contrapporsi di una zona muta ma uno stare tra l’eco della propria parola e la parola altrui, richiamando sempre il sentire e il suo esprimersi.

Un libro da leggere, un libro da svelare e vivere questo di Elio Grasso, così fedele alla Poesia, ovvero al silenzio che parla, al vuoto che genera il cosmo

sabato 2 giugno 2018

Anatomie e distanze






Un anelito di libertà nei racconti di Michelina Turri
di Bonifacio Vincenzi 

È un esordio che rivela un’autentica vocazione di scrittrice che recupera il piacere di un narrare accendendo flash di immagini che presi anche singolarmente svelano già la loro forza. Un esempio?


Finora non ero mai fuggito. Non l’avevo mai fatto, forse perché volevo corrispondere all’idea del resto del mondo, quell’idea avversa a chi grida forte e vorrebbe andare contro ogni meccanicismo, ogni paura.
Sto correndo, sì! Anche se per voi sono fermo, in silenzio. Anche se non mi muovo.
Corro, assorbo tutto.
Le macchine che passano, la pioggia che sporca invece di purificare, la nebbia, il sole nascosto, i profumi, le voci delle persone che nemmeno mi vedono, confuso in mezzo al caos. Non è il Tutto ad attraversarmi: io attraverso ogni cosa, leggero, etereo, permeabile.
Corro, corro, dimentico, lascio il mio nome nel chiasso della strada.

Michelina Turri, è lei la giovane scrittrice di cui stiamo parlando. Classe 1994, cresce a Sant’Anna di Seminara, un piccolissimo paese situato nell’entroterra della provincia di Reggio Calabria. Attualmente frequenta la facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Tor Vergata, Roma. Il libro pubblicato da Macabor, fedele al suo percorso di vita, si intitola Anatomie e distanze.

Tema costante dei suoi racconti è la ricerca costante di un anelito di libertà, di giovinezza, di scoperta, di voglia di vivere dove traspare, però, una profonda delusione verso un mondo che assorbe, non ti lascia scorrere. Non ti lascia vivere.




venerdì 1 giugno 2018

ALTROVE




La forza della rivelazione
nella nuova raccolta di poesia di Marta Celio
di Bonifacio Vincenzi

Padovana, laurea in filosofia teoretica sul concetto di Vita e Responsabilità in Hans Jonas, la poetica di Marta Celio si nutre della letteratura classica e contemporanea ma anche e soprattutto da questa sua formazione filosofica che la porta agli sperimentalismi più azzardati e che la mettono a stretto contatto con l’arte contemporanea.

Anche in questa sua nuova raccolta di poesia, Altrove, edita da Macabor, la Celio rimane fedele a questa sua idea.
Umberto Curi, che ha prefato la raccolta, giustamente e acutamente annota tra l’altro che: “Nelle liriche di Marta, il nesso fra poesia e pensiero – ovvero, se si preferisce il richiamo aristotelico, il carattere “più filosofico” del poetare – non è il risultato di un progetto premeditato, né è l’esito di un’opzione intellettualistica. Non si tratta, infatti, di conferire valenza universale ai versi, assecondando un disegno astratto di mutua compenetrazione fra il pensiero e la poesia. (…)La strada delineata dall’autrice è un’altra – più accidentata e arrischiata, ma anche più originale e affascinante. Restituire alla parola la forza della rivelazione. Liberare il “dire” poetico da ogni vincolo predeterminato. Lasciare che il flusso del pensiero si manifesti nella sua immediatezza, senza l’assillo del “significato”, senza il dispotismo della grammatica o l’ordine asettico della sintassi.”

Questa forza della rivelazione è volta all’insegna di squarciare  l'impenetrabile oscurità e dare largo agli affetti, alle voci familiari, alle cronache minime della vita che si accrescono nel viaggio esistenziale. La pagina è il luogo ideale per favorire la rivelazione perché dove finisce il suo biancore incomincia il battito del cuore.
E negli spazi di questi battiti l’autrice accende la luminaria del suo stare a cavallo tra il me di me/e l’altro/l’altrove.