sabato 18 luglio 2015

Aurora Stella



Aurora Stella:
il mistero e le paure
di Bonifacio Vincenzi



“Le tradizioni sono tradizioni. E le tradizioni vanno rispettate. Se tuo nonno fece gli scout, tuo padre pure, anche tu farai gli scout. Quando siederai intorno al fuoco, prima o poi, finirai per ascoltare prima, e raccontare poi, storie dell’orrore.”

Questo è in pratica l’inizio de “I vapori dell’inferno”, la prima storia che Aurora Stella racconta nel suo E vissero? – Fiabe horror e dintorni, edito da Panesi.
Il libro non poteva iniziare diversamente considerando che lei, come più volte ha dichiarato, è una seguace di Sir Robert Stephenson Smyth Lord Baden-Powell, Primo Barone Baden-Powell di Gilwell.  Il nome già un brivido alla schiena, considerando l’argomento trattato, lo fa sentire. Ma si tratta solo di un effetto collaterale del coinvolgimento emotivo, perché il signore in questione non è un personaggio di Mary Shelley, di  Poe o di Lovecraft, ma il fondatore del movimento scout. E il suo pensiero non era affatto oscuro ma piuttosto chiaro e ancora straordinariamente attuale. In fondo lui, contrariamente agli uomini del nostro tempo, voleva lasciare il mondo migliore di come lo aveva trovato.

Gli scout in questo caso c’entrano, come puntualmente l’autrice avverte i suoi lettori nella premessa al libro, perché, quando scendeva la notte il loro divertimento maggiore era quello di riunirsi intorno al fuoco e raccontare storie lugubri dove, dal mistero, la paura veniva fuori ed era quasi piacevole cercare di scacciarla con una risata, magari un po’ nervosa.


A parte questo, è risaputo, che non solo scrittori come Stephen King o registi come Dario Argento, tanto per fare dei nomi, ma tutti coloro che abbracciano e amano il genere horror, hanno, nella loro scelta,  come motivazione principale quella di esorcizzare le proprie paure. E a questa regola non sfugge neppure la Stella.

Scout, paura, incubi. Tre parole chiavi che svelano in parte l’antefatto genetico di questi “racconti del terrore” di una scrittrice di razza come Aurora Stella. Charles Bukowski scriveva che la  differenza tra un buon poeta e un cattivo poeta è la fortuna. Stessa regola vale per i narratori. E se questa scrittrice non è ancora conosciuta da un vastissimo pubblico è solo per questo particolare fattore e non certo per i suoi mezzi narrativi che sono davvero notevoli.

E se è vero che “non c’è niente di nuovo sotto il sole”, come saggiamente scrive l’autrice citando Qhoelet, è altrettanto vero che nel suo particolare mondo, sospeso tra realtà e sogno, la casa delle sue paure ha una porta socchiusa e scricchiolante, dove ogni lettore potrà introdursi per offrire a se stesso lo spettacolo di sé, delle sue e altrui paure.

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