venerdì 12 agosto 2016

Dialoghi con Buber







Giulia Zandonadi:
“la poesia è un atto rivolto al tu”
di Bonifacio Vincenzi


Gli uomini e le donne del nostro tempo sono esseri che gradatamente si stanno svuotando della loro umanità. È un’esagerazione? Non credo. La forma delirante, che sembra aver colpito grandi masse di persone, è destinata ad espandersi e non certo ad arretrare. Attacca principalmente la solitudine degli individui con un paradosso e cioè affollandola con degli eccessi di presenze e possibilità, tutte chiaramente virtuali.

È allucinante per una persona fuori dal mio tempo quale ammetto ( con un certo orgoglio) di essere, vedere giovani e meno giovani con lo sguardo costantemente incollato sui loro tablet. Per non parlare dei cellulari, ormai ci si può fare tutto, volendo, anche telefonare.

C’è in atto sicuramente un mutamento genetico della razza umana che, a mio avviso, di naturale ha ben poco. Ho quasi l’impressione che sia cambiata la gestione occulta della vita sul pianeta e che il nostro Dio sia, in qualche modo, in pericolo.

Eccesso di fantasie? Può darsi. Dopotutto  viviamo nel tempo in cui ognuno può apparentemente interpretare la vita come gli pare, anche seguendo percorsi in disuso come quello della logica, ammesso che ne abbia la forza e il coraggio.

Questo strano preambolo perché mi ha sorpreso questo nuovo libro di poesia di Giulia Zandonadi,Dialoghi con Buber, LietoColle, 2016.

Giulia Zandonadi è nata a Treviso nel 1988, è quindi un’autrice giovane, molto giovane, figlia di questo tempo che sta cambiando, e scoprirla così attratta dal pensiero di Martin Buber, oggi è davvero sorprendente.
Ma chi è Martin Buber?


Martin Mordechai Buber  è nato a Vienna nel 1878 e morto a Gerusalemme nel 1965. È stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato poi israeliano. È famoso per aver elaborato una prospettiva di pensiero fortemente legata ai temi del dialogo e della relazione, capace di aprire un mondo infinito e affascinante: il mondo della relazione, appunto,  e dell’incontro con il Tu.

Devo confessare che non amo molto le famose “note degli autori” che ormai imperversano, all’inizio o alla fine, di molti libri di poesie, note scritte per cercare di indirizzare il viaggio del lettore direttamente su strade già immaginate e fortemente desiderate da colui che scrive. Resto fedele, invece, al pensiero di Blanchot quando sosteneva che il poeta scrive sì il libro, ma che sono poi i lettori a compierlo. Cercare di indirizzare il lettore verso la “giusta” direzione lo trovo pretenzioso e anche limitativo della libertà e della forza della Poesia. È un po’ come tagliare le ali ad una farfalla e ammirarla nella sua agonia.
Tuttavia,  sono rimasto colpito da alcuni passi della nota della Zandonadi pubblicata all’inizio del libro. L’ho trovata diversa dalle solite che sono abituato a leggere, molto vicina al suo sentire, al suo essere.  Scrive:

“(…)Vorrei riuscire a conoscere di più il lettore, a interagire con lui: la poesia non è un’azione autoreferenziale, ma è un atto rivolto al tu. Non un tu divino, ma il tu del vicino di casa, dei genitori, del migliore amico, del fidanzato: il tu è l’alterità, l’altra sponda del fiume da attraversare per trovare il senso.(…)”

Per poi rafforzare  alla fine questa visione buberiana con un forte e sentito appello:


“(…)Voglio lanciare un appello, voglio sentire le voci degli altri tu, voglio sentire la loro parola. Vorrei poter lavorare con gli altri e rendere in poesia anche le idee e le proposte altrui, dedicare loro un regalo. (…)”

Non c’è niente di esagerato in tutto questo. C’è solo una certa urgenza di fare qualcosa per cercare di frenare questa delirante esigenza di murarsi vivi nella propria innaturale e affollata solitudine.

Quando poi si entra nel libro per incontrare la sua poesia ci si rende davvero conto che Giulia Zandonadi è una persona autentica e che la sua essenza viaggia anche nei suoi versi:

È così difficile il tu. Ti addormenti/ senza conoscerlo, con/ la paura di non raggiungerlo. Mai.// E non c’è presa di corrente/ che faccia serpeggiare l’energia/ orizzontale di un volto.// Serve l’intersezione verticale/ dell’acqua sovraccarica di pianto/ per colmare un’assenza priva di rimorso.

LietoColle


giovedì 4 agosto 2016

Gli Scomparsi



LA LOGICA MISTERIOSA DEI CONTRATTEMPI
Dopo più di  dodici anni di attesa esce finalmente con LietoColle  “Gli Scomparsi” di Maria Grazia Calandrone
di Bonifacio Vincenzi

In una intervista del 2010 rilasciata a Michele Fianco, Maria Grazia Calandrone   alla domanda         ( C’è un’opera che avresti voluto pubblicare e che o non è stata pubblicata o ha avuto vicissitudini editoriali particolarmente difficili?), così aveva risposto:

“Sì, in effetti c’è un libro inedito del 2004 che ha vissuto una comica vicissitudine. Un anno dopo averlo concluso in un insolito impeto di autopromozione lo mandai all’indirizzo postale Einaudi che trovai in rete e dopo due mesi ricevetti la telefonata entusiasta di una redattrice che mi comunicava che il volume aveva oltrepassato diversi stati di selezione. Poi, il silenzio ricadde su Gli Scomparsi. Parlo e leggo da molti anni da questo libro: si tratta di un volume su alcune storie tratte dal programma televisivo Chi l’ha visto. Un anno più tardi ne pubblicai estratti su "Nuovi Argomenti" e su "L’Almanacco dello Specchio" Mondadori, che mi valsero la memorabile telefonata del redattore (a me all’epoca vergognosamente sconosciuto) di una casa editrice, il quale mi comunicava che l’opera, io volendo, sarebbe stata gloriosamente inserita nella programmazione della casa editrice medesima. Dissi certo che sì, e ritenendola cosa fatta lasciai il volume nelle loro mani per i successivi due anni: era imminente la pubblicazione de La macchina responsabile con Crocetti e non volevano giustamente sovrapporre le uscite, dunque Gli Scomparsi sarebbe uscito nel 2008. Ma un anno e mezzo più tardi il direttore della casa editrice ha sfortunatamente ritenuto opportuno chiudere i battenti senza prima esaurire i titoli già in programma.”

Ora, dopo più di dodici anni di misteriose vicissitudini  Gli scomparsi esce finalmente con LietoColle in una collana importante, la “Gialla Oro”, condivisa con un’istituzione altrettanto importante,  Pordenonelegge. Chissà, questi contrattempi avevano una loro logica misteriosa che probabilmente capiremo meglio seguendo il percorso e il destino del libro nei prossimi mesi.

Al di questo richiamo profetico la sensazione di trovarsi davanti ad un libro importante appare già abbastanza evidente.

“Questo libro – scrive Maria Grazia Calandrone nella “nota dell’autrice” -  è dedicato ad alcune vite incontrate grazie al museo dinamico dello schermo televisivo. Televisione, internet, realtà virtuale: mezzi nei confronti dei quali la scimmia nuda che siamo nutre sentimenti ancora sperimentali. Ma Chi l’ha visto? ha raggiunto la parte di me più profonda e più viva, ovvero la rabdomante della poesia nella faccia più cruda della realtà. (…)

Non è mai un’operazione facile per un poeta, anche di grande talento,  calarsi nella cruda realtà. Al di  là della  naturale disposizione alla poesia,  delle capacità  espressive e delle forse intuitive   nello scegliere, utilizzare e collegare le conoscenze, ci vuole una buona dose di coraggio che alla Calandrone certo in questo caso non è mancata.


Leggendo queste sue poesie ci sembra di stare profondamente immersi nella realtà di alcune vicende che conosciamo bene. In una sorta di miracolo di stile la sua poesia scivola sulla pagina silenziosa e “crudele” come crudele è  la realtà,  la vita, il destino; come crudele e implacabile è il corso del tempo che tutto muta, logora e sospinge verso l’inevitabile scomparsa.

Chi l’ha visto? è, in un certo senso, una trasmissione che ci è cara perché illumina spesso gli ampi spazi dell’oblio lottando contro  questa nostra disposizione, molto “aiutata” in questi ultimi anni, bisogna dirlo,  da poteri forti e occulti, a lasciarci tutto alle spalle velocemente. Non è certo un’oscenità affermare che la memoria collettiva di anno in anno si accorci sempre di più. Ci avviamo a diventare in un tempo non molto lontano esseri senza più  memoria.

Paradossalmente i famigliari degli scomparsi sono gli unici che vanno controcorrente.  Vivono, infatti,  in una condizione di costante attesa  e gli anni che passano, fino a quando il nodo del dubbio non viene definitivamente sciolto,  rimangono accesi e vivi alleati del presente …

Di mattina alle sette/ già stavo al brefotrofio/ e mi hanno detto Non ci pensare, non tornare più, l’hanno portata/ via, né morta/ né viva. Io/ mi sono messa a sedere/ sulla panchina, non mi sono più mossa/ per giorni.// Gli oggetti (maneggiati, amichevoli /volumi sotto sequestro) parlano/ di lei sempre più solitaria e felice: lasciava/ gli orti di guerra tenendo/ davanti agli occhi/ niente, solo la foto. (La rete con il peso del glicine e il vento)

La luce della poesia di Maria Grazia Calandrone    illumina esseri e vicende, si fa tempo che si rinnova, si fa vita sulla pagina. Ciò che  lascia è la traccia che uno sguardo, spesso solitario,  sentirà il bisogno di seguire fino alla profondità del suo  essere.


LietoColle