giovedì 16 luglio 2015

L'avvio e la perdizione



“Libellula lucciola sasso pietra,/ il cuore inizia a pulsare./ Libellula lucciola sasso pietra,/ un battito, un salto e una ferita./ Giudichiamo facilmente,/ tutto è uguale o disuguale:/ è una ferita./ È una ferita/ quando tu smetti di amare.”
(Libellula lucciola sasso pietra).

L’incipit di L’avvio e la perdizione (Sillabe di Sale Editore) di Ornella Spagnulo è alquanto significativo. In questi pochi versi c’è la profonda vita di tutto il libro.
“Qualunque destino, – scriveva Jorge Luis Borges – per lungo e complicato che sia, consta in realtà d’un solo momento: il momento in cui l’uomo sa per sempre chi è.”
Questo momento soltanto la poesia riesce a coglierlo, perché per multiformi che siano le attività che una mente assorta svolge, pare proprio le sia precluso l’accesso cosciente in quello eterno attimo di distruzione e ricreazione che avviene ad ogni istante e in ogni dove, sempre.

Con l’incipit di questa silloge poetica ci si potrebbe scrivere un libro di qualche centinaia di pagine: Libellula lucciola sasso pietra, ovvero fragilità e resistenza, movimento e stasi, temporaneità ed eternità. Ma la vita rimane comunque un mistero per chiunque, anche per i poeti. Nascita, crescita, declino, morte. Un viaggio, a quanto sembra, perfettamente inutile; un viaggio che inizia e prosegue su un piano dove tutto è movimento, continua variazione di  parti, di dimensioni, di distanze. La Spagnulo non ci sta ad essere schiava di una natura multipla,ondeggiante,cangiante. Per essere liberi bisogna avere il coraggio di strappare dal proprio viso la maschera mondana e liberarsi del peso noioso della propria storia personale:

“(…) Il mio corpo,/ dotato di nome e cognome, vorrebbe uscire dal nome/e uscire dal cognome (…)” (Ascia-Sofia)

I rumori, i fragori, i successi, le ansie, le attese, i timori sono soltanto pesi che tengono legati al mondo mentre è ormai consolidata consuetudine la rinuncia a vivere la Vita …


“Questa vita è un dovere, / mi dico,/ mentre stanca la notte mi consuma/ e al giorno/ non oppongo silenzio/ ma urla/ di vuoto/ di sogno/ di uccelli in volo,/ semplici colibrì,/ che m’insegnano/ cosa è giusto fare.” (Ti chiedo)


Ma l’insegnamento dei colibrì è vano perché sono ancora i pesi a non permettere il volo, seppure a mezz’aria, a rendere impossibili le prodezze del proprio particolare impulso. Il baratro esercita il suo richiamo  e quella voce che canta sa che ogni parola, ogni gesto, ogni emozione soccombe sotto la ruota di un tempo che continuamente gira …

Impossibile fare/ salti e collegare/ passato e futuro.// Se sapessi/ viaggiare nel tempo/ capirei il mistero. //Ma sono ancora/ attaccata a un presente/ distratto.” (Il mistero del tempo)

La Spagnulo, è vero,  non tenta di risolvere l’assurdo mistero del tempo ma bisogna anche dire che il suo attaccamento “distratto” al presente non l’aiuta a risolvere il suo malessere che gravita tutto intorno ad una mancanza: l’amore.
Questo vuoto, paradossalmente,  è iper-coperto: l’amore c’è nella sua vita ed uno dei protagonisti principali di questa raccolta di poesie. Quello che manca è il mito dell’amore, quelle due note, per dirla con Rilke, che formano un vero accordo e  che “si riconciliano nell’oscuro intervallo, tremanti …”
L’energia dell’amore che travolge la Spagnulo non irradia il suo essere, non rafforza il suo equilibrio,diventa, piuttosto, una forma di dipendenza …

Tu sei l’avvio e la perdizione,/ il suono di muscoli sconsolati/ e ripresi, nelle funzioni/ primordiali,/ come a imitare/ un battito d’ali,/ una fuga vincente/ e clandestina./ Fuga da una tappa/ di clausura stanca/ per una nuova libertà/ (non libera) ma/ se quello che dici/ si riversa/ sul calice che mi fai bere,/ io non so se sono/ lieta di farti da schiava/ o piuttosto infelice/– come nelle altrui prigioni,/ quando altri costringono/ i miei passi –(...)” (Tu sei l’avvio e la perdizione)

Il mito dell’amore è un’altra cosa, ti aiuta a trovare il centro e in esso ogni cosa si armonizza fino a diventare un’orchestra, un’armonia.
Ma è anche vero che se c’è qualcosa più importante dell’amore, questa, senza dubbio, è la libertà. Pertanto, “si vorrà sicuramente amare. Ma nessuno vorrà essere imprigionato dall’amore.” Tanto meno Ornella Spagnulo che, a mio avviso è e rimarrà sempre uno spirito libero. Libertà e dipendenza. È nell’estensione di questo circuito di insidie che, nella collisione ogni slancio è una ferita. Ma è anche vero che proprio da questa ferita  sgorga la Poesia.



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