martedì 19 gennaio 2016

Jeanne Delair abita qui





Alessandra Cenni, una  poeta che ti si pianta in cuore
di Bonifacio Vincenzi



I poeti che scrivono allo specchio/ sono mediocri come una mattina/ di vetri appannati/ a televisioni accese/ Pavoni degli applausi./ Datemi un poeta che sia grande e umile/ sia timido come un dolore/oh non voglio vanitosi in turpiloquio/ ma un poeta che ti si pianta in cuore/ con la sua fatica d’operaio/ e quando ti ama/ faccia della sua vocazione/ il tuo cuscino, il respiro/ all’orecchio, le scarpe lasciate sotto il tetto./ Se il poeta non sa di essere nulla/ pigolano come bimbi africani/ non riempiamo il loro ventre di parole/ di narcisi svolazzanti/ma sia pane e acqua/ semplici come un grido/ un poeta sta in piedi/ ma la sua anima è in ginocchio/ davanti alla sua donna gazzella e tigre/ se non sei umile taci/ che gridi, baci/ con la tua bocca che fa concerti?/ il latte della tua puttana è acido/ Ma che diceva Sexton/avvicino l’orecchio alla terra/ Una donna ha il talento/ di accendere fuochi/ stiamo correndo come scintille/ nella valle nuda e buia/ prova a spegnere l’incendio/ come una pioggia di seme sterile./ Non sei dio, o dio uomo/  dio è morto/ ed è morto da Uomo.”

In questa poesia di Alessandra Cenni, tratta dalla raccolta di poesie Jeanne Delair abita qui, edita da LietoColle è racchiusa la sua visione,  sulla poesia, sui poeti, sull’uomo, sulla donna, sul mondo, su Dio. C’è altro, naturalmente. Jeanne Delair, per esempio. Già, ma chi è Jeanne Delair? Inutile scervellarci per risolvere l’enigma. In realtà non c’è nessun enigma perché la Cenni, nella nota introduttiva alleggerisce subito i lavori dello sguardo dei suoi amati lettori: ““Jeanne Delair” è stato il mio nick name per qualche tempo e sotto questo falso nome, differendo per difetto nell’osservanza da Le Grand Jeu dell’identità di Cristina Campo, ho dato vita ad un personaggio che poteva somigliarmi o no, su cui potevo o no proiettare verità e idealizzazioni, esperienze ed aspetti anche segreti a chi mi conosceva nella realtà, e che otteneva un’attenzione fondata prima di tutto sul carattere di ignoto, di ‘mascherato’ che la contraddistingueva.”


Certo, però, che non è facile uscirne. Jeanne Delair abita nella cornice del pc o qui, nella pagina bianca macchiata di segni che si incontrano, si intrecciano, parlano solo alle carezze dello sguardo? Non serve rispondere alla domanda. Meglio tornare alla fonte, meglio tornare ad Alessandra che sarebbe più felice senza la sua poesia; più felice se fredda, misteriosa, assente. Ma probabilmente mente. Meglio tornare allora ad Alessandra che abita qui dove Jeanne non c’è. Jeanne è partita, è scomparsa nell’esplosione del mistero svelato.

Ma la poesia “non è poesia/ se non sa resuscitare/ le acque sepolte/ e muovere montagne/ con le virgole/ più piano o più dentro/ respirando/ se non riconosce la tua impronta/ dimenticata sul cuscino di un amante …

La Poesia, come Dio, sta morendo. Praticamente in via di estinzione i poeti umili che ti si piantano in cuore. La Poesia non sa più dove andare, vaga di qua e di là cercando una Alessandra che non sia Jeanne; una Alessandra lampada cieca così brava a sognare la luce.

LietoColle


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