Alessandra Cenni, una poeta che ti si pianta
in cuore
di
Bonifacio Vincenzi
“I poeti che scrivono allo specchio/ sono mediocri come una mattina/ di
vetri appannati/ a televisioni accese/ Pavoni degli applausi./ Datemi un poeta
che sia grande e umile/ sia timido come un dolore/oh non voglio vanitosi in
turpiloquio/ ma un poeta che ti si pianta in cuore/ con la sua fatica
d’operaio/ e quando ti ama/ faccia della sua vocazione/ il tuo cuscino, il
respiro/ all’orecchio, le scarpe lasciate sotto il tetto./ Se il poeta non sa
di essere nulla/ pigolano come bimbi africani/ non riempiamo il loro ventre di
parole/ di narcisi svolazzanti/ma sia pane e acqua/ semplici come un grido/ un
poeta sta in piedi/ ma la sua anima è in ginocchio/ davanti alla sua donna
gazzella e tigre/ se non sei umile taci/ che gridi, baci/ con la tua bocca che
fa concerti?/ il latte della tua puttana è acido/ Ma che diceva Sexton/avvicino
l’orecchio alla terra/ Una donna ha il talento/ di accendere fuochi/ stiamo
correndo come scintille/ nella valle nuda e buia/ prova a spegnere l’incendio/
come una pioggia di seme sterile./ Non sei dio, o dio uomo/ dio è morto/ ed è morto da Uomo.”
In questa poesia di
Alessandra Cenni, tratta dalla raccolta di poesie Jeanne Delair abita qui, edita da LietoColle è racchiusa la sua
visione, sulla poesia, sui poeti,
sull’uomo, sulla donna, sul mondo, su Dio. C’è altro, naturalmente. Jeanne
Delair, per esempio. Già, ma chi è Jeanne Delair? Inutile scervellarci per
risolvere l’enigma. In realtà non c’è nessun enigma perché la Cenni, nella nota
introduttiva alleggerisce subito i lavori dello sguardo dei suoi amati lettori:
““Jeanne Delair” è stato il mio nick name per qualche tempo e sotto
questo falso nome, differendo per difetto nell’osservanza da Le Grand Jeu
dell’identità di Cristina Campo, ho dato vita ad un personaggio che poteva
somigliarmi o no, su cui potevo o no proiettare verità e idealizzazioni,
esperienze ed aspetti anche segreti a chi mi conosceva nella realtà, e che
otteneva un’attenzione fondata prima di tutto sul carattere di ignoto, di
‘mascherato’ che la contraddistingueva.”
Certo, però, che non è
facile uscirne. Jeanne Delair abita nella cornice del pc o qui, nella pagina
bianca macchiata di segni che si incontrano, si intrecciano, parlano solo alle
carezze dello sguardo? Non serve rispondere alla domanda. Meglio tornare alla
fonte, meglio tornare ad Alessandra che sarebbe più felice senza la sua poesia;
più felice se fredda, misteriosa, assente. Ma probabilmente mente. Meglio
tornare allora ad Alessandra che abita qui dove Jeanne non c’è. Jeanne è
partita, è scomparsa nell’esplosione del mistero svelato.
Ma la poesia “non è poesia/ se non sa resuscitare/ le
acque sepolte/ e muovere montagne/ con le virgole/ più piano o più dentro/
respirando/ se non riconosce la tua impronta/ dimenticata sul cuscino di un
amante …”
La Poesia, come Dio, sta
morendo. Praticamente in via di estinzione i poeti umili che ti si piantano in
cuore. La Poesia non sa più dove andare, vaga di qua e di là cercando una
Alessandra che non sia Jeanne; una Alessandra lampada cieca così brava a sognare la luce.
LietoColle
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