Lo sguardo saggio e penetrante di Kersti
Merilaas
di Bonifacio
Vincenzi
“La poesia di Merilaas pur fortemente radicata nella terra natia si
innalza verso un cielo che ci appare familiare: il fulcro espressivo dei versi,
infatti, nasce sempre dall’esperienza umana concreta della poetessa. E non
bisogna neppure dimenticare che questa poesia sorge in un’area geografica che
per molti decenni fu isolata e chiusa dentro i muri divisori delle ideologie.
Eppure quella condizione forzata non fu sufficiente a determinare accettazioni
passive o rinunce. Merilaas superò tutti i vincoli esterni in virtù della sua
grandezza d’animo, della sua disposizione mentale fiduciosa, con l’aiuto di uno
sguardo saggio e penetrante. Davanti i suoi occhi il tempo e lo spazio si
aprono in profondità.”
È da condividere sicuramente ciò che Mailis Põld scrive
nella nota introduttiva di Fidati dei tuoi occhi – Poesie scelte
(1956 -1979), una raccolta di poesie di Kersti Merilaas ottimamente tradotta dalla stessa Põld
e pubblicata da LietoColle.
Kersti
Merilaas, nata nel 1913 a Narva
, una città estone vicino al confine con la Russia, è da considerarsi
una delle più grandi poetesse dell’Estonia e, senza dubbio, una delle voci più
calde e appassionate del Novecento.
Autrice di numerose
raccolte di poesie fece il suo esordio con con la raccolta di poesia Maanteetuuled ( I venti della grande strada) dove rivelò immediatamente il suo talento poetico.
Seguirono altre raccolte di poesie importanti: Rannapääsuke (La rondine riparia) nel 1963; Kevadised koplid (I pascoli primaverili) nel 1966; Kuukressid (I fiori di lunaria); nel
1969 e, infine, Antud ja Võetud (Dato
e Preso) nel 1981.
Kersti Merilaas fu anche
molto attiva nel campo della critica letteraria e della traduzione. Tra gli
autori tradotti da lei in estone ricordiamo: Johann Wolfgang Goethe, Georg
Christoph Lichtenberg, Günter Eich, Bertolt Brecht, Georg Maurer. Morì all’età
di 73 anni a Tallin nel 1986.
La poetessa estone ci ha
lasciato l’intero patrimonio del suo universo interiore. Lei ci parla di tutto
ciò che lo sguardo è riuscito a cogliere lungo il percorso della sua vita. La
perfetta fusione di ciò che vede e di ciò che sente riempie la sua poesia e, a
più di trent’anni dalla sua morte, possiamo tranquillamente dire che lei è
ancora ben viva in ogni suo verso …
“Tristi sono i suoni dell’autunno:/ ho ancora nelle orecchie i versi
delle cicogne e/ il gemito delle oche selvatiche a stormi/sotto le nuvole
grigie,/ e il fruscio delle foglie ingiallite/ quando viene il vento …/ Nei
campi devastati e nei grandi boschi spogli/ iniziò a emettere lamenti: non
voglio, non voglio,/ non voglio-o-o!//Ma noi, mia sorellina del cuore, che per
decine di volte/ abbiamo visto il ritorno dei fiori, non possiamo certo/
prendere sul serio questi modi da melodramma./Avremmo piuttosto più ragione
noi/ di appoggiare la testa l’una sulla spalla dell’altra,/ e di piangere un po’.”
(L’autunno).
Un libro intenso, di
sicura presa, insomma. E nel quale ognuno può trovare non un compiacimento
intellettualistico ma il respiro vivo, intenso, delle emozioni.
Immagini
in ordine di apparizione: 1. Copertina del libro; 2. Kersti Merilaas.
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