domenica 17 gennaio 2016

Fidati dei tuoi occhi







Lo sguardo saggio e penetrante di Kersti Merilaas
di Bonifacio Vincenzi


La poesia di Merilaas pur fortemente radicata nella terra natia si innalza verso un cielo che ci appare familiare: il fulcro espressivo dei versi, infatti, nasce sempre dall’esperienza umana concreta della poetessa. E non bisogna neppure dimenticare che questa poesia sorge in un’area geografica che per molti decenni fu isolata e chiusa dentro i muri divisori delle ideologie. Eppure quella condizione forzata non fu sufficiente a determinare accettazioni passive o rinunce. Merilaas superò tutti i vincoli esterni in virtù della sua grandezza d’animo, della sua disposizione mentale fiduciosa, con l’aiuto di uno sguardo saggio e penetrante. Davanti i suoi occhi il tempo e lo spazio si aprono in profondità.”

È  da condividere sicuramente ciò che Mailis Põld scrive nella nota introduttiva di Fidati dei tuoi occhi – Poesie scelte (1956 -1979), una raccolta di poesie di Kersti Merilaas ottimamente tradotta dalla stessa Põld e pubblicata da LietoColle.

Kersti Merilaas, nata nel 1913 a Narva  , una città estone vicino al confine con la Russia, è da considerarsi una delle più grandi poetesse dell’Estonia e, senza dubbio, una delle voci più calde e appassionate del Novecento.

Autrice di numerose raccolte di poesie fece il suo esordio con con la  raccolta di poesia Maanteetuuled ( I venti della grande strada) dove  rivelò immediatamente il suo talento poetico. Seguirono altre raccolte di poesie importanti: Rannapääsuke (La rondine riparia) nel 1963; Kevadised koplid (I pascoli primaverili) nel 1966; Kuukressid (I fiori di lunaria); nel 1969 e, infine, Antud ja Võetud (Dato e Preso) nel 1981.

Kersti Merilaas fu anche molto attiva nel campo della critica letteraria e della traduzione. Tra gli autori tradotti da lei in estone ricordiamo: Johann Wolfgang Goethe, Georg Christoph Lichtenberg, Günter Eich, Bertolt Brecht, Georg Maurer. Morì all’età di 73 anni a Tallin nel 1986.


La poetessa estone ci ha lasciato l’intero patrimonio del suo universo interiore. Lei ci parla di tutto ciò che lo sguardo è riuscito a cogliere lungo il percorso della sua vita. La perfetta fusione di ciò che vede e di ciò che sente riempie la sua poesia e, a più di trent’anni dalla sua morte, possiamo tranquillamente dire che lei è ancora ben viva in ogni suo verso …

Tristi sono i suoni dell’autunno:/ ho ancora nelle orecchie i versi delle cicogne e/ il gemito delle oche selvatiche a stormi/sotto le nuvole grigie,/ e il fruscio delle foglie ingiallite/ quando viene il vento …/ Nei campi devastati e nei grandi boschi spogli/ iniziò a emettere lamenti: non voglio, non voglio,/ non voglio-o-o!//Ma noi, mia sorellina del cuore, che per decine di volte/ abbiamo visto il ritorno dei fiori, non possiamo certo/ prendere sul serio questi modi da melodramma./Avremmo piuttosto più ragione noi/ di appoggiare la testa l’una sulla spalla dell’altra,/ e di piangere un po’.” (L’autunno).

Un libro intenso, di sicura presa, insomma. E nel quale ognuno può trovare non un compiacimento intellettualistico ma il respiro vivo, intenso, delle emozioni.

Immagini in ordine di apparizione: 1. Copertina del libro; 2. Kersti Merilaas.

Nessun commento: