Davide Maria
Quarracino:
ritratto di un
giovane poeta con anima
di
Bonifacio Vincenzi
“Questo
è il quando, il dove/ sei venuto// e non c’è silenzio/in cui non sai/ avere
negli occhi/ le ferite del cammino.”
Profondità, saggezza, frutto
di un percorso di vita lungo e sofferto? Niente affatto. L’autore di questi
versi non ha cinquant’anni. Il suo sguardo ha visto meno di una decina di migliaia di
tramonti.
L’autore di questi versi non c’era quando hanno ammazzato Pasolini, né
quando Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sacrificarono la loro vita per difendere
i valori della legalità. E non c’era neppure quando hanno abbattuto il muro di Berlino.
Non c’era perché non era
ancora nato. David Maria Quarracino si è affacciato al mondo nel 1995. Ha solo
vent’anni, quindi. Pare impossibile che lui faccia parte della sua generazione,
una generazione senza colpe, smarrita, sempre più svuotata di umanità e di senso,
scaraventata nel pieno vortice di un mondo che, improvvisamente, ha deviato il
suo corso per allontanarsi da se stesso e diventare velocemente qualcos’altro.
Quello che si intuisce
subito è che Quarracino è fuori da questo vortice …
“ Era un vecchio contadino, troppo/ vecchio per lavorare, che al
tramonto/ si stendeva sul granoturco. Aveva la faccia/ attanagliata dalle rughe,
la rivolgeva/ al cielo e alle stelle, quando c’erano, e usava/ le braccia da
cuscino. Portava una camicia/ lisa, pantaloni e stivali di seconda mano./ Dopo
il tramonto tornava a casa poggiandosi/ a un bastone, seguito dal suo cane
Ray,/ un randagio sudicio ma affettuoso.// A loro due ho sempre associato la
parola bellezza.”
Certo, scoprire questo
volto della bellezza così diverso da milioni di immagini senz’anima che ogni
giorno i suoi coetanei scaricano per mostrarle a non si sa chi, visto che
nessuno più guarda con partecipazione attiva e coinvolta, non solo fa un certo
effetto ma spinge anche a riflettere.
Di sicuro c’è una
minoranza nella generazione di Quarracino che come lui è fuori dal vortice, disposta
a continuare il processo evolutivo delle masse umane che ricevono il testimone
dalla generazione precedente, per illuminare il mondo con una visione sì
diversa, ma che tiene sempre conto delle informazioni ereditate dalle
generazioni precedenti.
A questa minoranza bisogna
dare gli strumenti per tentare di arginare
questo cancro in metastasi che
sta attaccando i centri vitali che regolano i rapporti umani.
E credo che il lavoro che
Michelangelo Camelliti e LietoColle a
favore di questi giovani vivi nell’anima nel campo della poesia deve essere un
esempio da seguire anche in altre discipline. Forse, mai come in questo momento,
abbiamo bisogno di una generazione disposta per davvero a salvare il Mondo. O, almeno, a provarci o a crederci.
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