Bonifacio
Vincenzi ricorda i ragazzi del Bataclan
“Bataclan – si legge in
una nota dell’editore LietoColle che presenta il nuovo libro di poesie di Bonifacio Vincenzi che si
intitola, appunto, Bataclan - è un nome venuto a tatuarsi proprio malgrado nella coscienza
del mondo, un mondo che rischia però – per memoria corta ed eccesso di
informazione – di dimenticare in fretta i fatti e le ragioni. Bonifacio
Vincenzi è qui a ricordarci – fuori dalla cronaca e dalla retorica dei
coccodrilli – che una parte di noi è morta con i ragazzi del Bataclan, che una
quota dei nostri giorni paga – che Bataclan resti o non resti coscientemente e
consapevolmente presente nel pensiero – il debito di ciò che siamo diventati,
di ciò che i morti di Parigi non hanno avuto modo di diventare.
Bonifacio ricorda senza
paura di tremare, riportando le lancette dell’emozione al tempo dei corpi
appesi alle finestre, delle armi inceppate che hanno graziato alcuni e delle
armi che hanno cantato la morte di altri. Bonifacio ricorda storie collettive e
individuali, riconducendo a verità i fatti non per ciò che sono stati, ma per
quanto hanno simbolicamente rappresentato.
Con un’epigrafe che vale erga omnes: “Per loro e per tutti gli
anni / che chiederanno conto al tempo /
sarà primavera in novembre”.”
Bataclan è
diviso in quattro sezioni: “Un attimo prima degli spari”; “Vittime”; “Il
sorriso di Marie” (questa sezione è interamente dedicata a Marie Lausch morta
al Bataclan insieme al ragazzo); “L’abitudine della vita”.
E proprio dalla sezione
“Il sorriso di Marie” vale la pena leggere questa poesia perché è davvero molto
bella:
Chi ti cerca sono
le stelle cadenti
dei tuoi desideri,
chi ti cerca è la strada
dove sei passata,
le canzoni che nel cuore
hai cantato. Ora
vai per albe
e gocce di rugiada,
sbocci con i fiori
a primavera, sanno
poco di te gli anni
che ti hanno
strappato ma c’è,
in questa città,
come una voce di gloria
nel vagito di ogni
nuova vita, parla
di te e
dell’orgoglio di nascere francesi.
LietoColle
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