L’universo narrativo di Marco Sartorelli
di Bonifacio Vincenzi
Presto feci l’abitudine a sentire
implorazioni, a vedere uomini forti, robusti e fieri piegarsi per chiedermi di
aiutarli, ad essere scansato e guardato di nascosto per la strada da chi conosceva
come guadagnavo un tozzo di pane e qualche pinta di birra. Sopportavo le grida
e le lacrime, il sangue che mi investiva
a fiotti e la folla che mi incitava a calare la mannaia.
E
ancora:
Martino chiuse gli occhi, tese il
braccio e aprì la mano, sforzandosi di non tremare. Una sottile brezza colse la
lucciola, che sembrò scossa e tornò a essere. Pulsò, sussultò ancora e volò via
accendendo e spegnendo la notte.
Sono
brevi respiri narrativi tratti da Tentativi
di resistenza all’oblio, sedici racconti di Marco Sartorelli, editi recentemente da
LietoColle.
Uno
sguardo che sembra attratto dai chiaroscuri dove si risaltano i dettagli: vite,
variazioni di parti, dimensioni, distanze. Le immagini liquidano e dissolvono
il problema dell’anima e dell’interiorità. Un mondo onirico accoglie lo sguardo
del lettore che vive ogni racconto quasi in uno stato di dormiveglia. Tutto si
compie velocemente e il clima tra una storia e l’altra cambia di poco.
Il
tempo è un miraggio. I personaggi si aggrappano allo sguardo del lettore
rivendicando la loro vita di carta. Durano il tempo di due o tre fruscii di
pagine. E poi ritornano al silenzio.
Vita
e morte spesso si confondono in una linea molto simile a quella che in
lontananza sembra separare l’oceano dal cielo.
L’universo
narrativo di Sartorelli è oscuro, inquietante perché, alla fine, i personaggi
volgono quasi sempre le spalle alla Vita.
LietoColle
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