domenica 29 luglio 2018

Coppie minime




“Coppie minime”,
la nuova raccolta di poesie di Giulia Martini
di Bonifacio Vincenzi

“I confini di un libro non sono mai netti né rigorosamente delimitati: al di là del titolo, delle prime righe e del punto finale, al di là della sua configurazione interna e della forma che lo rende autonomo, esso si trova preso in un sistema di rimandi ad altri libri, ad altri testi, ad altre frasi: il nodo di un reticolo. (…) È inutile che il libro si dia come un oggetto che si ha sottomano; è inutile che si rannicchi in quel piccolo parallelepipedo che lo racchiude: la sua unità è relativa e variabile. Perde la sua evidenza non appena lo si interroga; incomincia indicarsi e a costruirsi soltanto a partire da un campo complesso di un discorso.”

Si può partire proprio da  Michel Foucault, da questo bel giro di spirale per cercare di circoscrivere un’idea, una sensazione, finanche una invenzione e accogliere questo libro di Giulia Martini, Coppie minime (Interno Poesia, 2018).

La poesia, certo. Ciò che viene e ciò che si nasconde nel mistero di ogni verso forse è un dialogo variabile, più vicino al desiderio che al concetto o viceversa. Tutto questo per rincorrere l’itinerario di un senso che può prendere forma soltanto in rappresentazioni, immagini, metafore.

Conviene però chiudere il campo alle possibili, inevitabili domande. Non avrebbero senso. In fondo, ha ragione Jabès quando scrive che “lo scritto è, nella scrittura, l’avvenimento che non avrà luogo: alba nata morta.”
Nel palinsesto della sua sopravvivenza Giulia Martini lavora al nodo del reticolo in attesa di tutto ciò che scorre sotto l’istante; ne vengono fuori verità segrete che non rincorrono mai la luce, mai qualcosa per cui varrebbe la pena riflettere: usa la parola per catturare frammenti e legarli a un suono, a un ritmo. La mirabile bellezza è in questa danza di rimandi dove la vita reale (ma esiste una vita reale?) si confonde con una vita di carta e di inchiostro. In questo percorso si delineeranno un certo numero di sganciamenti dove felicità e infelicità si disperdono nell’eco di una parola che sa deridere il dolore, la mancanza e tutto il resto che non si vorrebbe ricordare ma che puntualmente ritorna per fare male.

Da questo gioco cantato (a volte anche vagamente ballato) nasce la forza, la bellezza, la magia della poesia di Giulia Martini, una delle voci più autentiche della giovane poesia italiana.



Tre poesie tratte da Coppie minime:

Eccoti disordinata ai venti
cinque anni di vita. A volte eccedi
nell’uso del si impersonale.

Si dice che dispari ai quattro venti:
Thonon-les-Bains, un piatto di asparagi,
nelle reti delle Alpi Retiche –

e che rimani sempre sul fondo.
Sul fondo scuro e denso di caffè
di una tazzina di porcellana.


*


Io rime, tu rimedi.

Tu vai verso quello che credi,
io verso quello che rimane.


*

L’occasione era un sacchetto
di Pink Lady al venti percento,
fulve e dorate dall’orto all’occaso.

Le voglio tutte, pensavo –
ma quanto pesavano
le buste sulle scale del rincaso.



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