venerdì 8 luglio 2016

Di notte a Gerusalemme





 La poesia di Enzo Cordasco:
Gerusalemme, un Luogo geniale capace di nutrire la vita interiore
di Bonifacio Vincenzi

Se è vero che la poesia riunifica, in sostanza,  spesso quegli ambiti del sapere universale, quello religioso e quello naturale, è altrettanto vero che il Tutto di un’anima può essere percepito o colto soltanto nel grondante e trepido silenzio di una inattesa ed oscura rivelazione …

“Anni fa andai a Gerusalemme, un viaggio desiderato e sognato da molto tempo. Dalla hall dell’albergo Mount Zyon, da una piccola vetrata, mi appariva la magica immagine notturna della Città Vecchia, le sue mura, i suoi colori dorati, le Torri, la valle di Josafat. Ogni sera, prima di andare a letto e fino a notte inoltrata, mi piaceva stare solo davanti a questa vetrata dove la mia mente e la mia fantasia – come in trance davanti a questa città d’oro, di rame e di luce, l’omphalos, l’Umbilicus mundi –si misero a vagare da cielo a cielo, da spirito a carne, da ragione a sentimento, da possessione estatica a riflessione sul sacro (e sul profano).”

È quello che scrive Enzo Cordasco in una breve nota alla sua raccolta di poesie Di notte a Gerusalemme  edita recentemente da LietoColle. Ed è una nota importante perché rivela, in una simultaneità inspiegabile, una meraviglia pura dove il passato, il presente e il futuro, si riuniscono, attraverso il calore di uno sguardo, in una  emozione che cercando un approdo, un senso, una sopravvivenza, poteva trovarla soltanto nella poesia …

“(…) I secoli danzano attorno a questo paesaggio di caldo/ opprimente/ con ore di luce e di buio ben distribuite armoniosamente// accolgono tra musica e silenzio l’elevazione di un salmo calmo/ mentre la notte cala sfogliando pagine mai sgualcite dall’oblio// Città mirabile o terrifica che fai indovinare il destino d’ognuno/ tra le tue pianure di creta fiuto l’odore della mia strana/ geografia (Saint Peter Fish)


Cordasco vuole vedere, indagare, penetrare il Luogo del suo sentire partendo da qualcosa che già c’è, da una verità che passa e ripassa senza essere mai colta. È anche vero che l’aspetto religioso in lui tende ad esprimersi attraverso un acuto travaglio intellettuale che gli permette di accordare la sua coscienza armoniosamente all’inconscio. Il viaggio a volte è tranquillo, altre volte burrascoso.

D’altronde, l’esistenza è inafferrabile, si è spinti in una compressione del tempo dove la scomparsa rivendica l’attesa di un ritorno. Non è la felicità che si vuole ma il desiderio di raggiungerla perpetuato fino alla fine dei giorni ...

Che il tempo curerà le mie ferite/ è una sciocca ingenua superstizione// non si rimarginano le malinconie furibonde/ e l’anno prossimo una lucida febbre saluterà le piaghe// mi sarebbe piaciuto far entrare l’alba// dopo una notte di chiacchiera tranquilla// per fortuna il tempo splende angusto e monotono/ in questa città stregata di pianto e di gelo” (Far entrare l’alba)
Gerusalemme, alla fine, è un luogo geniale capace di nutrire la vita interiore e Cordasco un ricercatore spirituale disincantato che cerca di colmare di senso una mancanza che sopravvive anche al tempo che si consuma.



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