L’esperienza umana
e letteraria di Giovanna Vecchio
di Angela Lo Passo
Cosa può fare una nonna
con i suoi nipotini? Come interessarli? come rendere piacevoli le ore trascorse
insieme? Non certo accendendo loro la TV o mettendo in mano un telecomando (di
qualsiasi natura), è facile, sbrigativo e poco problematico, è vero, ma vuoi
mettere sentirne le risate, scrutare la luce negli occhi e l'eccitazione della
scoperta? Che altro può e deve fare una nonna che ama la vita e vuole
condividere questo amore con chi ne è il naturale prosieguo? Narrare e
insegnare con l'ascolto. Questa è l'origine della paideia, della formazione dei
fanciulli che vede nella magia della parola la base della formazione
dell'individuo come cittadino ma anche e soprattutto come uomo. E allora ecco
le storie, anzi LA STORIA che si dipana tra giochi e scherzi, in una giornata o
in una serie di giornate qualsiasi, nel tempo fatto di cose da fare e da
conoscere.
Non dobbiamo scomodare i grandi autori o gli studiosi di linguistica
per capire o parlare dell'importanza della fiaba, un genere antico nato con
l'uomo (immaginiamo il piacere di raccontare tutti intorno ad un fuoco e di
sentirsi comunità) che ha come scopo l'intrattenimento ma anche l'insegnamento
pedagogico; basta pensare al nostro passato, quello di ognuno di noi: le
"parmedie" della nonna sono lì ferme nella memoria, legate all'odore
di cose buone e familiari ed al calore dei momenti vissuti insieme. La nonna,
per chi ha avuto la fortuna di averne una, è colei che segna l'infanzia con i
suoi piccoli e grandi gesti e con le parole semplici di chi ti insegna a
guardare il mondo con saggezza e attenzione. Il libro di Giovanna Vecchio è il
prodotto di questa esperienza che, più che essere letteraria, è umana...
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