giovedì 22 marzo 2018

Essere transitivo





Emanuela Ceddia: viaggio nell’anima di una poetessa
di Bonifacio Vincenzi

Stretta nel pugno della vita, lei  è nata per essere qui e adesso, lei  affida alla voce la testimonianza della sua anima...
Si potrebbe partire da qui, da questo lungo respiro       colto dal libro di Emanuela Ceddia, Essere transitivo, edito recentemente da LietoColle, per accogliere ciò che la parola è disposta a donare, consapevole di una responsabilità sempre e comunque passeggera, mai legata a forzature o altro che possano, in qualche modo, turbare il lavoro dello sguardo.

La poesia in Ceddia semplicemente è, ha un estimatrice appassionata, Emanuela, già pronta lei stessa a sorprendersi per la magia di queste parole, di questi versi, che sgorgano da una profondità capace di creare la sua vita di ogni giorno, nel bene e nel male:
Parola, sei un occhio/ che mi vede. Un occhio che si schiude in faccia a/ un dentro. Un senso/ acuminato che mi trova./ Sei tocco affilato che decide./ Sei timpano, parola./ Membra che vibra/ in nuove corde. Sei fibra/ del corpo immateriale./ Che insorge. Risale.
In questa operazione del fare e del farsi testo le domande comunque non cessano. La vita e il suo mistero sono lì davanti agli occhi… (Veniamo noi, al mondo/ o viene, il mondo, a noi?) … E non basta una parola accorta per risvegliarsi, ma ci vorrebbe un sentire più profondo, che superi, in qualche modo, le domande e le risposte...
Come una “vera felicità lasciata andare,/ libera, a scorgere la fine.” Come gli occhi che si aprono nelle mani e vedono attraverso le carezze.
Questa è la poesia. Viene a noi squarciando ogni mistero. Muore e rinasce ad ogni carezza di sguardo. È capace di parlare o di tacere. Non si sottrae alla morte, è la morte; non si sottrae alla vita, è la vita: mischiando canto e silenzio per dire, alla fine, ciò che nessuno osa capire.


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