La lotta, l’equivoco,
la presenza, l’assenza nella poesia di Lella De Marchi
di
Bonifacio Vincenzi
Nel bianco
cespuglio
chi canta?
L’usignolo
ingannato
dal suo desiderio
di primavera
ha scambiato
gli ultimi fiocchi
di neve
per i fiori di
pruno.
Sono
versi di Sosei Hoshi semplici ed efficaci. Fanno riflettere perché edificano su
di un equivoco il forte desiderio per la bella stagione.
Si
può partire tranquillamente da qui per immergersi nella lettura di questo libro
di Lella De Marchi, Stati d’amnesia (LietoColle).
Chi è che canta nel bianco cespuglio della pagina? Chi si abbandona all’inganno
di un desiderio che cerca primavere lontane per accendere questi stati d’amnesia? Poco importa se sono
fiocchi di neve o fiori di pruno, Lella De Marchi lo sa bene. Lei porta dentro
di sé un mondo improvvisamente scomparso. Mai morto definitivamente perché
continua ad alitare nella caligine che
allontana dal vero degli occhi. Non più vivo completamente perché la Realtà
non riconosce la Vita della memoria.
Desiderio
di donna, di ragazza, di bambina. Desiderio di poeta. E poi il canto struggente
che viene dal cuore.
la parte che punge
e respinge, io sono
anche questo,
dentro ad una fessura vado
intrecciando come
l’ortica la mia solitudine,
muta, di strade di
marciapiedi, vuota
di clacson e di
rumori
io difendo me
stessa e forse anche te che sei
fuori di me non so
bene che cosa, certe volte
in stato d’allerta,
abbarbicata nascosta,
mi chiudo alla luce
mi copro di spine
ascolto me stessa
tacere, dentro
ad una fessura
Dentro
e fuori. La lotta, l’equivoco, la presenza, l’assenza …
Questa Notte è Luce, direbbe Pessoa,
sentendosi lui stesso il centro del Ricordo.
Lella
De Marchi è sempre pronta ad ascoltare l’Altra,
la ragazza che si porta dentro. Lei aveva delle speranze, cadute poi ad una ad
una con i giorni, i mesi, gli anni: il tempo non è mai tenero con il passato.
Da
qui il tema della solitudine si fa pressante e qualcosa ritorna nel respiro
silenzioso della pagina. Si moltiplicano gli sguardi, infiniti sguardi. La
poetessa rimane sola, accesa, senza nome. Liquida si espande come su uno
schermo. La solitudine peggiore è sapere che lei porta a spasso la donna che
non è. La migliore è quella del pensiero, tanto cara a Jabès, ed è come un
solco, una stessa ferita. E a questa profonda ferita la Poesia di Lella De Marchi deve tutta la sua
fertilità.
LietoColle
http://www.lietocolle.com/shop/collane-collana-blu-aretusa/stati-damnesia/
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