La traccia dell’immortalità nella poesia di
Aurora Cantini
di Bonifacio
Vincenzi
“Il
ritorno alla vitalità naturale – affermava qualche anno fa Andrea Zanzotto quando ancora abitava la vita – si verifica
soltanto quando si arriva al punto di cingersi intorno il paesaggio come se
fosse un mantello che ci avvolge e ci aiuta a voltare le spalle a un passato
negativo. È un’immagine di derivazione surrealista, ma ancora adesso inseguo il
tentativo di portarmi addosso il paesaggio come se fosse un mantello
leggerissimo, di fate, in realtà. Se riesco a intonarmi al paesaggio facendolo
mio, vuol dire che la strada è positiva, che riesco a raggiungere uno sguardo
libero verso il mondo.”
Certamente
Aurora Cantini nella sua raccolta di poesia Oltre la curva del tramonto,
pubblicata da LietoColle, riesce a raggiungerlo questo sguardo libero verso il
mondo e lo fa avvalendosi dell’intensità
e della piacevolezza della Poesia:
“I bambini del mondo sono come stelle,/ Si
accendono ad uno ad uno,/ Ma a volte diventano buchi neri,/ Senza voce né
sorriso.// I bambini del mondo sono come un biscotto,/ Solo briciole nelle mani
dei grandi.// Ninna nanna per ogni bambino:/ Come dono un pezzo di cielo
turchino,/ Una nuvola soffice e leggera,/ Un petalo di rosa rossa,/ Un velo
verde sul prato,/ Una castagna dolce e marrone,/ Un sole giallo sul cuore,/ Un
angelo bianco vicino,/ Un lettino con sopra un cuscino,/ Una lacrima da asciugare
al mattino,/ Un abbraccio che scalda l’inverno.// Ninna nanna, bambini del
mondo,/ sorrisi e giochi nel vento,/ Niente buio per i piccolini,/ Solo sogni
azzurri e notti d’argento.// Sia ninna nanna portata col canto/ Per riscaldare
mani e braccia che si levano in alto,/ A formare un cerchio sul filo del mondo.//
Sssh! Dormono i bambini del mondo.” (Ninna nanna per i bambini del mondo)
Aurora
Cantini insegue la pista di una visione fortemente legata ad uno sguardo carico
di tutta la sua sensibilità di donna e
di essere umano. Leggendo questo brano tratto dall’introduzione della Cantini
al suo libro la sua sensibilità traspare ancora più chiaramente:
“Sono
legata alla mia terra di montagna come una radice sospesa, la sento vibrare in
me in ogni respiro di vento, in ogni scricchiolare di foglia, in ogni sentiero
nascosto.
Ho ascoltato le poesie degli alberi frondosi che muovendosi nel dolce tramonto
estivo cullavano i miei sogni bambini, o quando, carichi di neve, svettavano al
cielo e mi portavano fin lassù, nell’azzurro, con le loro lunghe dita di
diamanti. Mi raccontavano, mi consolavano, mi inebriavano di vita, mi amavano
teneramente, silenziosamente e per sempre, portandomi oltre la curva del
tramonto, fino a raggiungere le stelle.”
La
vicinanza a quell’espressione tanto cara a Zanzotto “ di cingersi intorno il
paesaggio come se fosse un mantello” non può certo negarsi, cambia solo il modo
di esprimerla. Da una parte la grandezza della poesia zanzottiana viva in un
linguaggio indagatore molto attento all’essenzialità; dall’altra la poesia
della Cantini impegnata nella ricerca di una dimensione ideale e che non riesce
ancora a contenere una partecipazione straripante che di sicuro evita, senza
rimpianti, il rapporto definitivo con un
velato distacco.
Il
percorso del libro della Cantini, alla fine, è una ricognizione in un
Luogo/rifugio dove le emozioni di dentro e quelle di fuori, fanno i conti con
un’esistenza spesso incapace di cogliere dal Bello quella traccia di immortalità che farebbe tanto bene all’Anima.
Immagini in ordine di apparizione: 1.
Copertina del libro; 2. Andrea Zanzotto; 3. Aurora Cantini
LietoColle
http://www.lietocolle.com/shop/collane-collana-blu/cantini-aurora-oltre-la-curva-del-tramonto/
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