Michelangelo Zizzi
e il suo straordinario mondo di parole e di immagini
di
Bonifacio Vincenzi
“Chi avverte estaticamente
l’unità di se stesso e dell’essere – scrive Elémire Zolla -, considera
illusoria la molteplicità degli eventi, perciò, quando si presentano, non fa
scattare la diade automatica bene/male, amico/nemico. Si lascia, attraversare come un mare, uno specchio.”
Questa mi è sembrata una
bella finestra da cui affacciarsi per guardare questo straordinario mondo di
parole e di immagini che Michelangelo Zizzi ha voluto regalare ai suoi lettori
in questa sua ultima esperienza creativa La
resistenza dell’impero (LietoColle, 2016) che ha accolto ancora una volta
l’anima della Poesia.
Per il transito in questo
poema che lo stesso Zizzi definisce anagogico e allegorico è necessario vincere
quella resistenza che “venne prima
dell’ego e della costituzione cerimoniale,/ prima della psiche franta nel
gheriglio del cerebro/ e prima di ogni diritto ad essere,/ di ogni dipendenza e
propriocezione.”
Ma è inutile provarci. Ad
ogni tentativo la resistenza si rafforza dentro di noi dove ha l’unica
possibilità di esistere. È un libro strano questo di Zizzi. Forse il suo è un tentativo di smascherare le carte
false del mondo. Forse è un modo per farsi Specchio da cui osservare i treni di
figure e di pensieri che scorrono profondamente in lui come ombre cinesi.
Miracolo della Poesia. Non
canta mai ciò che il poeta è ma ciò che riusciamo ad essere insieme a lui nello
straordinario incontro in un paesaggio interiore comune.
Ancora Zolla: “il poeta
segue i fili dei destini fino alle dita dei burattinai.”
Ma chi sono i burattinai?
Perché, non vi è ombra di dubbio, i burattinai ci sono e forti della loro
invisibilità creano conflitto che è il Fuoco su cui si regge il Mondo.
Alla fine Zizzi è colui
che riesce “a stornare quelle immagini/
che l’infido pungolo del disfacimento/ tormenta.”
Lo ammette. Non ci riesce
spesso, ma qualche rara volta. E quando ci riesce arriva sempre la Poesia.
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