Elia Malagò, una
delle voci femminili più autentiche della poesia italiana
di
Bonifacio Vincenzi
Può darsi che mi sbagli (
e me lo auguro davvero) ma c’è un
protagonista del mondo poetico del secondo Novecento che non viene ricordato
abbastanza per quello che è stato il suo impegno, la sua passione e il suo
importante contributo dato, soprattutto come editore, alla poesia italiana, e
questo protagonista è sicuramente Giampaolo
Piccari e la sua Forum/Quinta Generazione.
Paradossalmente – come lo
stesso Piccari amava sottolineare – la casa editrice Forum/Quinta generazione era
nata per fornire libri alla rivista mensile di poesia “Quinta generazione”; due
per ogni numero, presentati dagli addetti ai lavori nell’apposita rubrica “I Volumi”. La formula
si era rivelata felice e aveva diversificato Quinta Generazione da ogni altra rivista letteraria italiana.
Dopo la scomparsa di
Piccari, col passare degli anni, l’importanza della Forum/Quinta generazione
non è stata, a mio avviso, sottolineata sufficientemente. Eppure la Forum fu luogo di incontro per molti poeti che
con gli anni sarebbero diventati importanti. Pubblicarono con Piccari, tanto
per fare alcuni nomi, Paolo Ruffilli, Ennio Cavalli, Marta Bener, Stefano Lanuzza, Carlo Rao, Alessandro
Bianco, Franco Cajani, Silvio Raffo, Renzo Nanni, Albarosa Sisca, Davide Rondoni.
Ma l’elenco è ancor più lungo e significativo.
Sicuramente una presenza
molto attiva nel progetto di Giampaolo Piccari è stata Elia Malagò. Ha fatto
parte del gruppo dei Collaboratori di
Quinta generazione. Il suo Saranno
gli altri a testimoniare ( un volumetto di 48 pagine, non accluso, però,
alla rivista) ha aperto nel 1969 la
collana “Quinta generazione/Poesia” diretta dallo stesso Piccari. In questa
stessa collana sarebbero usciti poi nel 1970 I discorsi di sempre; Di un’impossibile maturità nel 1975; Buffa sonagliera nel 1978. Pita pitela,
forse una delle raccolte di poesia più belle di Elia Malagò, era invece uscita
nel 1982 nella bellissima collana “Quinta generazione/poesia80”. Non solo. La
Malagò ha avuto il privilegio di aprire nel 1968 anche le pubblicazioni nella
collana “Quinta generazione/ racconti” con i suoi Dieci racconti. E nel 1973 nella collana “Quinta
generazione/romanzo” era stato inserito il suo romanzo La casa grande.
LietoColle, per certi
aspetti, ricorda un po’ “Forum/Quinta generazione”, soprattutto per la
competenza e il rigore nelle scelte dei poeti da pubblicare. E Michelangelo
Camelliti è forse l’unico editore di poesia italiano che è riuscito a coprire
il vuoto lasciato dopo la scomparsa di Giampaolo Piccari.
E fa sicuramente piacere
constatare che l’ultima raccolta di poesia di Elia Malagò, Golena, sia stata proprio
pubblicata da LietoColle.
“ La Golena è quella
striscia di terra tra un arginello di
contenimento di Po – che è sempre letto suo – e l’argine maestro, quello
che difende i nostri paesi della bassa -
bassa dall’acqua che è più alta delle case. Paesi benedettini e
matildici fino alle bocche del Polesine che in inizia all’altezza di casa mia,
“ di là dalle acque”. Lì si coltivano filari di pioppi e c’erano case per lo
più bovarili. Dopo l’alluvione del ’51, che è il primo ricordo della mia
infanzia, dalla golena siamo usciti, riconoscendola terra di Po e le case sono
diventate negli anni casematte. Che hanno accolto le nostre incursioni di
bambini e adolescenti. Ecco tutto quello che c’è da sapere del luogo. Le parole
sono del 2012 e sono il diario di un dolore; le interrompe il terremoto del 20
maggio.”
Così spiega ai suoi
lettori in una nota il suo nuovo incontro con la poesia.
“Se la Malagò – scriveva qualche
decennio fa Gino Baratta – sembra cedere al non viaggio, al non partire,
pervicacemente insiste invece su una sostanza di voce, pur se di volta in volta
contrastata, messa in dubbio. E questo essere la voce interamente contrastata
costituisce il carattere spesso aspro, del registro linguistico della Malagò (…)
Il linguaggio è di volta in volta scandagliato, spezzato, come smembrato nelle
sue fibre, esposto nel suo costituirsi (…).”
La stessa sostanza di voce
contrastata, messa in dubbio la incontriamo anche in Golena …
“ Ci sono dolori che ti impiccano e una parola/ che non sale// - il
diaframma sotto una pietra che solo aspetti/si sfilino le corde per sentirla
cadere e invece/ resta in un’attesa che si tiene e/ tiene te e i tuoi
annegamenti sotto il pelo dell’acqua/ tra girini e sabbia densa/ abbassa la
soglia e l’aria che hai te la fai bastare -// contenere il terremoto della
pancia/ il sobbalzo della testa e il dolore a raggiera/ che allarga lobi e
cerchi ma ancora può farcela/ in una trincea condivisa.// Sono i richiami che
ti fanno tornare/ perché non potresti stare altrove// le talee da orto a orto
e/ tra parole disseminate a fior di labbra/ qualcuna che vie da lontano/ a
scuotere i tigli dietro il comune.” (da orto a orto).
Sono tante le parole che
vengono da lontano in questa raccolta e portano l’anima di un tempo che solo la
Poesia sa riconoscere.
Immagini in ordine di
apparizione: 1. Copertina del libro; 2. Elia Malagò; 3. Michelangelo Camelliti ( al centro);
4. Gino Baratta
Nessun commento:
Posta un commento