Un anelito di libertà nei racconti di Michelina
Turri
di Bonifacio
Vincenzi
È un esordio che rivela un’autentica vocazione di scrittrice che recupera il piacere di un narrare accendendo flash di immagini che presi anche singolarmente svelano già la loro forza. Un esempio?
Finora
non ero mai fuggito. Non l’avevo mai fatto, forse perché volevo corrispondere
all’idea del resto del mondo, quell’idea avversa a chi grida forte e vorrebbe
andare contro ogni meccanicismo, ogni paura.
Sto
correndo, sì! Anche se per voi sono fermo, in silenzio. Anche se non mi muovo.
Corro,
assorbo tutto.
Le
macchine che passano, la pioggia che sporca invece di purificare, la nebbia, il
sole nascosto, i profumi, le voci delle persone che nemmeno mi vedono, confuso
in mezzo al caos. Non è il Tutto ad attraversarmi: io attraverso ogni cosa,
leggero, etereo, permeabile.
Corro,
corro, dimentico, lascio il mio nome nel chiasso della strada.
Michelina Turri, è lei la giovane scrittrice di cui
stiamo parlando. Classe 1994, cresce a Sant’Anna di Seminara, un piccolissimo
paese situato nell’entroterra della provincia di Reggio Calabria. Attualmente
frequenta la facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Tor
Vergata, Roma. Il libro pubblicato da Macabor, fedele al suo
percorso di vita, si intitola Anatomie e distanze.
Tema costante dei suoi racconti è la ricerca costante
di un anelito di libertà, di giovinezza, di scoperta, di voglia di vivere dove traspare, però, una profonda delusione verso un mondo che assorbe, non ti lascia scorrere. Non ti lascia vivere.
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