La
potenza dello scorrere degli “Istanti”, nel libro di poesie di Marta Celio
di Bonfacio Vincenzi
C’è
un’osservazione in versi notevole ad apertura del libro di Marta Celio, Istanti
(Macabor Editore, 2017), dove la grandezza di uno sguardo si erge davanti
alla vita dell’autrice rendendo il
fluire della storia personale sicuramente debitrice di qualcosa che si può solo
provare a immaginare:
Nello spazio
La grandezza del tuo sguardo
E nel silenzio
Il mio effimero passo
Subito dopo, però, troviamo
l’enunciazione di quello che è un tratto tipico della poetica di Marta Celio,
una sorta, per intenderci, di
fedeltà assoluta al qui e adesso, regolata dalla potenza dello scorrere degli istanti:
Il mio io più io
Sfiorisce
Sul far della sera
Per mitigare una notte
Non fatta di sogni
Ma di istanti
Queste veloci apparizioni di vita a
volte si legano ad una storia, la rendono, per un certo periodo, vera, reale ma
fortemente condizionata da un’attrazione fatale verso la fine che può essere
mitigata, nella sofferenza, soltanto da uno straziante sibilo:
Il fruscio della carta
E null’altro
Alla fine si è poeti soprattutto per
cercare di mettere ordine e, perché no, anche di difendere ciò che
profondamente si è, come nel caso
della Celio, per poter dire con determinazione:
Io
Io per sempre Marta
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