“Il buio e la luce” ,
il nuovo libro di Marco Nicastro
di Bonifacio
Vincenzi
“Si ha più ansia di vivere o di morire?”… “Cosa potrò mai chiarirti sulla certezza del sapere?” … “Sentire nell’inerzia o vivere agendo?”…” e questa gioia dimmi, da dove proviene?”…
Queste sono solo alcune
delle domande che Marco Nicastro si pone nella sua ultima raccolta di
poesia Il buio e la luce (Aljon Editrice, 2016).
La nobiltà della domanda,
dunque, una luce che taglia l’oscurità e poi scompare. Una luce, però, accolta dalla parola poetica, ancora più viva
perché avvolta dal suo eterno mistero.
“Ci si interroga nella
notte; – scrive Jabès – ma la domanda, mossa da un comprensibile bisogno di
vedere per noi, di vederci in lei – è sempre voltata verso la luce.
La luce della domanda è
sempre domanda alla luce.
Una candela accesa basta a
delimitare lo spazio dei nostri pensieri, dei nostri gesti, dei nostri scritti.
Amara è la delusione di
non poter varcare le frontiere del chiarore.
Scrivere non sarebbe,
allora, che proiettare un po’ di luce attorno alle parole.”
È quello che fa Marco
Nicastro. E lo fa sorprendendo il tempo nell’atto di passare. Lui sa che non si
può trattenere nulla. Tutto passa e lentamente scompare. Forse mai definitivamente.
Rimarrà tutto sospeso tra il buio dell’oblio e la luce del ricordo.
“Perché esisteva il tempo?
– è la domanda che si pone il protagonista del romanzo di Hermann Hesse, L’ultima estate di Klingsor – Perché sempre e soltanto questo
succedersi delle cose e mai la travolgente sazietà dell’unisono? (…) Un uomo
poteva godere per l’intera sua breve esistenza, poteva creare, ma era pur
sempre costretto a cantare una canzone dopo l’altra e mai risuonava la piena
sinfonia con le sue cento voci, a un tempo, e i suoi strumenti.”
Gli incontri, i ricordi, l’amore, la bellezza, la gioia, i dubbi per Nicastro diventano le cifre poetiche di un vivere che non riesce a districarsi dall’incalzare di una domanda che di sicuro non troverà una verità definitiva nella risposta.
Inevitabile, poi, cercare rifugio nella Poesia:
“Lento appare un assembramento/ d’immagini sospese;/ non c’è modo di
districarne la forma./ Ciò che vorrei sapere è se l’emblema/ brilli realmente o
si eclissi/ in una miseria d’intenti.//Parlami vita,/ ch’io possa essere te/ in
un unico abbraccio danzante.”
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