Il
senso della poesia di Anna Maria Farabbi nel saggio di Milena Nicolini
pubblicato da Macabor Editore
di Bonifacio Vincenzi
Recentemente
Daniele Piccini su “La Lettura” del Corriere della Sera parlando dell’ultimo
libro della poetessa Anna Maria Farabbi,
La casa degli scemi (LietoColle/
pordenonelegge, 2017) afferma che “a guidare la mano della Farabbi è lo spirito
amico di Aldo Capitini, il suo “tu” corale. E il pensiero, fisso, che la poesia
è nel vuoto di sé: rinasce e nasce quando sembra farsi terra e nulla.”
Piccini ha colto
bene il respiro, l’anima dell’ultima raccolta della poetessa di Perugia e, a pochi mesi
dalla sua uscita, a dimostrazione che ci troviamo di fronte ad un’opera davvero
importante e significativa, è di questi giorni l’uscita per Macabor Editore di
un saggio breve di Milena Nicolini interamente dedicato a questa raccolta: La meraviglia della creanza – La poesia di
Anna Maria Farabbi dentro “La casa degli
scemi”.
E’, La casa degli scemi, - scrive la
Nicolini - una narrazione in poesia. Che la poeta chiama “canto”. Difficile da
definire entro i consueti canoni dei generi, dove comunque sappiamo che le
distinzioni sono astratte e scarsamente esaustive delle opere. Troviamo –
consueta in Farabbi – la coniugazione di prosa e poesia, funzionale soprattutto
alla particolare scansione della vicenda e al significato che assumono alcune
tecniche narrative, in cui l’autrice, direttamente o indirettamente, si inserisce
sia come motore della narrazione, sia come offerente etica ed estetica di una
riflessione che intreccia responsabilmente la scrittura con la società, il
potere, le discriminazioni, la violenza, in una “ricerca interiore, artistica”
che si fa insieme “via politica e impegno civile verso un qualunque tu”.
Il saggio della
Nicolini è davvero interessante e rappresenta sicuramente un punto di
riferimento importante per meglio comprendere l’opera di un’autrice la cui voce
è sempre più forte e rilevante.
Foto di Milena Nicolini